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Kim della montagna

Daniela Vartolo

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Fino al primo marzo è visitabile presso lo Studio d’Arte Raffaelli la personale dell’artista coreana Minjung Kim (Gwangju 1962) intitolata «Red Mountain»: presenta due esemplari inediti dell’omonima serie e tre pannelli dell’installazione esposta al Macro nel 2012: un omaggio al territorio trentino e a un luogo simbolo di elevazione spirituale nella tradizione orientale e occidentale.
All’età di sei anni l’artista intraprende studi di pittura, per poi passare alla calligrafia orientale che le permette di approfondire la tradizione speculativa asiatica, coniugandola poi, durante gli studi a Brera, alla scoperta dell’arte occidentale, in particolar modo della sensibilità cromatica di Yves Klein e della continuità del gesto dentro e fuori la tela di Robert Motherwell. È la semplice relazione con le cose a definire la base della sua idea di pittura: tutto convive nell’equilibrio solo in apparenza indisciplinato della macchia, nell’alternarsi di pieno e vuoto, di forma e colore.
Nella serie «Vuoto nel pieno» lo spazio del foglio è oltrepassato, ricercando l’equilibrio tra carta e fuoco come elementi dialettici, e le costellazioni create dalle piccole bruciature riassumono l’essenza del caos. La personale propone anche le opere «Story», «Predestination», «Mutation», «The Street» e «Interchange» incentrate sulla compenetrazione tra spazio e tempo.

Daniela Vartolo, 10 gennaio 2015 | © Riproduzione riservata

Kim della montagna | Daniela Vartolo

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