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Silvano Manganaro
Leggi i suoi articoliMariana Ferratto (Roma, 1979) presso The Gallery Apart torna a temi a lei cari sin dagli esordi come quelli dell’identità, dei giochi di ruolo, della scoperta del sé.
Il titolo della mostra, «Esercizi per occhi pigri» (sino all’11 aprile), prende spunto da una serie di disegni intelati che l’autrice ha realizzato pensando agli esercizi cui vengono sottoposti i bambini (e la Ferratto stessa in prima persona) per correggere i disturbi della vista: fissare due immagini molto vicine tra loro finché le due figure non vanno a sovrapporsi. Ed è così, con questo esercizio ottico, che l’artista invita gli spettatori, obbligati quasi a uno sforzo fisico, a far rientrare un uccellino nella gabbietta, un pulcino nell’uovo, un bambino nell’utero materno ecc.
Il senso di queste opere grafiche si fa però metaforico quando lo sguardo cade sulle altre due installazioni presenti in mostra: un video a quattro canali in cui un’attrice presenta se stessa interpretando o, meglio, raccontandosi, come fosse quattro diverse persone, e una grande installazione video che occupa tutto il piano inferiore della galleria. Quest’ultima consiste in sei proiezioni nelle quali si vedono sei donne molto simili tra loro esplorare il proprio viso come fossero allo specchio: sono l’artista stessa e cinque sosia che la Ferratto ha incontrato o ricercato nel corso degli anni. Una riflessione sull’identità sedimentata e cresciuta nel corso del tempo, un ragionamento che porta l’artista italo-argentina ad affermare: «Io sono molteplice».
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