Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliNella cappella Barbadori della Sagrestia ottagona della chiesa di santo Spirito di Firenze, progettata da Giuliano da Sangallo, torna l’«Incoronazione della Vergine» firmata da Giovanni Maria Butteri. È stata l’associazione «Friends of Florence» a rendere possibile l’intervento, affidato a Lucia e Andrea Dori, dopo essersi già fatta carico della collocazione, sospeso al centro della sala, del «Crocifisso« del giovane Michelangelo e del restauro delle «Storie di san Fiacre» di Alessandro Allori, a cura di Anna Monti. Butteri condivide con l’amico Allori un linguaggio improntato a un rinnovato naturalismo in linea con le indicazioni del Concilio di Trento.
Il supporto ligneo su cui è intervento Roberto Buda, costituto da sei tavole di pioppo con un’aggiunta contro vena nella parte superiore, presentava, oltre a fori di insetti xilofagi, sollevamenti degli strati pittorici in corrispondenza delle giunzioni. La pellicola pittorica era invece ricoperta di depositi di fumi e colle animali che scurivano la cromia, in particolare nella porzione più chiara di cielo e presentava qua e là tracce forse di bruciatura di candela.
La pulitura ha svelato l’utilizzo di molte tonalità di blu, dall’oltremare del manto della Vergine all’azzurrite del paesaggio e dello smalto nel cielo. Dopo il livellamento è stata riprodotta la morfologia della superficie con gesso diluito e bisturi e si sono preparate le stuccature con basi di tempera, per poi procedere col restauro pittorico a ritocco mimetico e a velatura e una verniciatura finale a spruzzo.
Antonio Natali ha formulato alcune ipotesi riguardo l’opera di Butteri, sia per quanto riguarda la datazione, che anche il soggetto e la collocazione originaria. Pur raffigurando l’Incoronazione Natali suggerisce che, come avviene in altre opere del Cinquecento fiorentino (ad esempio «La Madonna delle arpie » di Andrea del Sarto), due temi possano andare a sovrapporsi. Si chiede se non sia qui sotteso anche il mistero (non ancora dogma) della «Immacolata concezione», trattato da da Santi di Tito nel 1584 e da Agnolo Bronzino, che di Butteri fu maestro, nella sua ultima opera del 1572. L’angiolino ai piedi della Madonna tiene infatti in evidenza il giglio indicando con la mano destra la Vergine e la sua immacolata purezza.
La pala, forse da datare intorno al 1580, poteva essere destinata alla Chiesa della Santissima Annunziata di Pistoia (la città che sembra figurare nel paesaggio), dove una pala dell’artista di cui si è persa traccia è citata dalle fonti antiche
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