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Daniela Vartolo
Leggi i suoi articoliAl Mart una mostra sull’800 e il nuovo allestimento
Prosegue fino al 3 aprile, al Mart, per la cura di Alessandra Tiddia, la mostra «La coscienza del vero. Capolavori dell’Ottocento. Da Courbet a Segantini», che indaga su come i pittori dell’Ottocento svelarono il rapporto tra rappresentazione e realtà nel periodo che va dal 1840 al 1895, anno della prima Biennale di Venezia.
Il centinaio di opere esposte (dipinti, sculture, disegni e numerose foto d’epoca), provenienti da collezioni pubbliche e private, è inserito nella suggestiva cornice di alcune sequenze del film «Senso» di Luchino Visconti, ambientato nella Venezia del 1866.
Il dualismo fra percezione del vero e illusorietà della visione è il tema che lega le opere, esposte in un allestimento tematico, di artisti quali, tra gli altri, Courbet, Segantini, Hayez, Boldini, von Lembach, Bianchi, Prati, Tominz e Mariani.
Con il Realismo l’arte si emancipa dagli ideali classici e romantici, la società e la natura possono essere contemplate e rappresentate con occhi nuovi, grazie anche all’invenzione della fotografia. In contemporanea due delle quattro gallerie del museo ospitano, a rotazione, le opere della duplice mostra «Le Collezioni. L’invenzione del moderno. L’irruzione del contemporaneo» in un allestimento cronologico e tematico curato da Gianfranco Maraniello, Daniela Ferrari e Denis Isaia. «L’invenzione del moderno» si snoda attraverso due itinerari paralleli: il Futurismo con i suoi protagonisti e opere di inizio Novecento basate su «una dimensione trascendentale» dell’arte, di artisti quali Martini, Campigli, Carrà, Casorati, de Chirico, Morandi e Sironi.
Al secondo piano il focus sul contemporaneo si concentra sulle vicende dell’arte in Italia a partire dal secondo dopoguerra, per poi spostarsi negli Stati Uniti e finire con la caduta del blocco sovietico e l’esplosione della globalizzazione, anni in cui i percorsi artistici si fanno sempre più individuali e basati sulle diverse tradizioni culturali.
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