Enrico Tantucci
Leggi i suoi articoliÈ un contenzioso che potenzialmente potrebbe riguardare tutti i musei italiani quello avviato dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia nei confronti dell’azienda tedesca Ravensburger e di due consociate per l’utilizzo non autorizzato dell’immagine dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, il celeberrimo disegno sulle proporzioni del corpo umano conservato nel museo veneziano e utilizzato per i puzzle commercializzati anche online senza mai versare alcun compenso. Una questione talmente centrale per l’Ufficio Legislativo del Ministero della Cultura (MiC) che già in ottobre era intervenuto il suo responsabile, Antonio Tarasco, con un parere che fissava anche alcuni principi validi per tutti i musei italiani. La scorsa primavera (cfr. n. 438, apr. ’23, p. 1), le Gallerie dell’Accademia avevano vinto il primo round della vicenda, con un’ordinanza emessa dal Tribunale di Venezia che vieta alla Ravensburger lo sfruttamento commerciale del disegno, primo provvedimento di questo tipo in Italia.
Ma l’azienda tedesca, che continua a vendere i suoi puzzle, ha ora aperto un nuovo fronte legale con una causa contro le Gallerie promossa presso il Tribunale di Stoccarda, dove Ravensburger ha la sede legale, la cui discussione è prevista per il prossimo 20 luglio. In questa sede il parere ministeriale sarà parte della strategia di difesa delle Gallerie dell’Accademia, che godranno dell’appoggio del MiC. Per Ravensburger l’immagine dell’Uomo Vitruviano sarebbe liberamente riproducibile, essendo trascorsi ben più dei 75 anni previsti per il divieto dalla legge sul diritto d’autore. Per il Ministero non è sufficiente per la legittima riproduzione di un bene culturale il pagamento di un corrispettivo, senza il consenso all’uso dell’immagine da parte dell’amministrazione che la possiede, in assenza del quale il museo subirebbe un danno sia patrimoniale, sia alla sua immagine e allo stesso patrimonio nazionale.
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