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Viviana Bucarelli
Leggi i suoi articoliMaestro della fotografia in bianco e nero, attivo soprattutto fra anni Cinquanta e Ottanta, Dave Heath ha catturato con sensibilità sopraffina l’anima dei suoi soggetti: i soldati della guerra in Corea, i bambini che giocano e litigano sui marciapiedi di Chicago, i passanti frettolosi di Kansas City, gli studenti dell’Università di Berkeley.
Nonostante abbia ricevuto la prestigiosa Guggenheim Fellowship e abbia partecipato a mostre epocali come «Mirrors and Windows: American Photography Since 1960» di John Szarkowski (1978) e nonostante il suo lavoro sia presente in collezioni prestigiose come quelle del Philadelphia Museum of Art, del Museum of Modern Art di New York e dell’Art Institute di Chicago, Heath non aveva finora ricevuto l’attenzione che merita.
Ora finalmente il Philadelphia Museum of Art dedica al fotografo ottantaquattrenne una mostra importante, la sua prima retrospettiva, dal titolo «Multitude, Solitude» (fino al 21 febbraio), nella quale è riservata una particolare attenzione al lavoro dei primi tempi, quando Heath era adolescente.
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