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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliChi ricorda, alla Galleria degli Uffizi, le sale del primo Rinascimento affastellate di capolavori (tra cui quelli dei Pollajolo, ora nella sala 9) e la sala di Botticelli (ex sale 10-14), proverà ora un certo disorientamento dopo il loro riallestimento.
Il progetto punta tutto sulla fruizione delle opere in relazione al flusso dei visitatori, dando maggior respiro alle «icone». La sala di Botticelli è sì un unico ambiente, ma suddiviso in due parti, controsoffittato in maniera elegante per accogliere gli impianti e i percorsi per la manutenzione: nella prima parte regna la «Primavera», nell’altra, la «Nascita di Venere», capolavori che, nell’allestimento pensato dall’ex direttore Antonio Natali, avrebbero dovuto essere l’uno di fronte all’altra.
La soluzione scelta da Eike Schmidt vede la «Primavera» sulla parete di fondo rispetto all’ingresso alla sala, per scongiurare «ingorghi» di visitatori in un punto dove troviamo, invece, l’affresco staccato dell’«Annunciazione» proveniente dall’Ospedale di San Martino (6 metri di larghezza), salito dal piano terreno. Si accede poi all’ambiente che accoglie il «Trittico Portinari» di Hugo van der Goes (sala 15) e in cui si trovano anche l’«Incoronazione della Vergine» e l’«Adorazione dei Magi Lami» di Botticelli, slittate qui proprio per consentire una disposizione più pausata nelle sale precedenti, insieme a opere di Francesco Botticini, Hans Memling, Rogier van der Weyden. Questa sala avrebbe dovuto esser destinata alla bottega del Verrocchio, con Leonardo giovane, per contestualizzare la presenza di quel grande nella Firenze del tempo; tuttavia Leonardo subito dopo Botticelli rischiava di creare, forse, un «troppo pieno» emotivo, e non solo.
L’insieme degli interventi architettonici, che comprendono impianti di videosorveglianza, illuminazione e trattamento dell’aria, ha fatto salire a 7mila metri quadrati l’area degli spazi della Galleria ampliati o rinnovati. Quello odierno, sotto la direzione di Antonio Godoli, è stato sostenuto in maniera consistente dalla donazione liberale della fondazione non profit Friends of Florence.
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