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Chiara Coronelli
Leggi i suoi articoliIl riconoscimento al suo lavoro arriva tardi nella vita di Saul Leiter, un ritardo che appare particolarmente colpevole, considerato il contributo da lui portato all’uso del colore, ben prima dell’arrivo della New Colour Photography e della pubblicazione nel 1974 della William Eggleston’s Guide, prima storica monografia che il MoMA dedica alla fotografia a colori, firmata da John Szarkowski.
Il 22 gennaio approda alla Photographers’ Gallery, «Saul Leiter: retrospettiva», curata da Ingo Taubhorn e in collaborazione con la Deichtorhallen di Amburgo.
Cento lavori dell’artista americano scomparso nel 2013 all’età di novant’anni, che vanno dal bianco e nero degli esordi al colore, che lui comincia a sperimentare già dalla fine degli anni Quaranta, utilizzando pellicole Kodachrome spesso scadute. Nelle inquadrature scorre la vita di New York, le sue strade e la gente, spesso guardate attraverso la lente di una vetrina, a volte restituite in frammenti o astrazioni che si staccano per un attimo dal movimento pulsante della città, dove su tutto sembrano predominare macchie accese di rossi e gialli.
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