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Chiara Pasetti
Leggi i suoi articoliQuarto (Genova). Come la maggior parte degli artisti, Colette Deblé parla e scrive poco. È una solitaria; vive e lavora a Parigi, significativamente in rue des Solitaires. «Dipingo per non parlare, le parole feriscono. Che vi si copra di parole o vi si lasci in mancanza di parole, è sempre un modo di esercitare un potere», afferma in Lumière de l’air (1993, éditions Bernard Dumerchez, Paris). Ma nella sua solitudine creativa, in cui dagli anni Novanta porta avanti un progetto di ricostruzione visiva, sotto forma di disegni, in particolare di lavis, di grandi tele «découpées» e di «boîtes-fenêtres», di donne nella storia e nella storia dell’arte, di tutti i paesi e di tutte le epoche, Colette è in compagnia delle sue femmes, che ha scelto di ri-creare, ri-generare, far rivivere attraverso di sé e attraverso «il lavoro paziente e ambiguo della citazione». Di ognuna di esse la pittrice, partendo da ritratti celebri, raffigurazioni, sculture, e nell’epoca più recente dalle fotografie, privilegia «la donna» e i dettagli che le appartengono e la caratterizzano. Le sue silhouette si stagliano nitide su uno sfondo bianco, emergendo con tutta la forza e la poesia delle loro anime liriche, creative, malinconiche, coraggiose, naturalmente femminili.
Particolarmente suggestive, tra le altre, le opere dedicate a tre grandi donne, Camille Claudel, Séverine, Antonia Pozzi. Una scultrice, una giornalista e una poetessa e fotografa accomunate dal talento, dalla passione e dalla difficoltà di emergere in un mondo artistico e culturale, quello a cavallo tra Ottocento e Novecento, fortemente dominato dalla presenza maschile. L’Associazione culturale Le Rêve et la vie, che ha tra i suoi obiettivi principali anche la riscoperta di figure femminili dimenticate o maltrattate dalla storia, organizza in collaborazione con Imfi e Quarto Pianeta, negli spazi del Centro sociale dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto-Genova la mostra di Colette Deblé «Scrittura, arte, vita: Camille Claudel, Séverine, Antonia Pozzi. Dall’esilio in manicomio all’addio alla vita, tre grandi donne di fronte alla loro vocazione e al loro destino».
L’iniziativa, che comprende anche incontri culturali, uno spettacolo teatrale e proiezioni, ha il patrocinio dell’Alliance française e del Comune di Genova. Proprio perché le opere di Colette Deblé costringono lo spettatore a una riflessione che parte dalle donne ritratte e si estende alla storia dell’arte e alle donne di ieri e di oggi, ponendoci di fronte all’urgenza, ora più che mai, di ridare voce e forma a chi, troppo spesso, in vita non ha ottenuto il meritato riconoscimento, l’Associazione ha scelto di portare in Italia i dipinti dedicati a queste tre straordinarie artiste della parola (Séverine e Pozzi) e della scultura (Claudel), ancora così poco conosciute e valorizzate.
Appuntamenti:
Dal 30 settembre al 15 ottobre, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17, presso l’ex ospedale di Quarto-Genova (via Giovanni Maggio 6), sarà possibile visitare la mostra (offerta libera); all’inaugurazione del 30 settembre, ore 17, sarà presente l’artista. Nell’occasione sarà presentato il libro Mademoiselle Camille Claudel e Moi, di Chiara Pasetti (edizioni Nino Aragno); intervengono Mauro Manica e Giuliano Galletta, modera Rosanna Massarenti. A seguire, ore 21, presso la Biblioteca dell’ex ospedale, andrà in scena MOI, spettacolo teatrale dedicato a Camille Claudel, scritto da Chiara Pasetti, per la regia di Alberto Giusta, con Lisa Galantini (realizzato con la collaborazione del Teatro della Tosse di Genova). Il 6 ottobre alle ore 17 si parlerà di Antonia Pozzi, con Gaia De Pascale, Giuliano Galletta e Silvia Neonato; a seguire proiezione del dvd di Silvio Raffo «L’anima delle cose».
Per info sulla mostra e sugli eventi in programma: www.lereveetlavie.it
Email: info@lereveetlavie.it - imfi@hotmail.it

Colette Deblé, «Antonia Pozzi»

Colette Deblé, «Camille Claudel. Femme accroupie»

Colette Deblé, «Séverine»

L'attrice Lisa Galantini, protagonista dello spettacolo «MOI», di Chiara Pasetti, dedicato a Camille Claudel. foto G.A.
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