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Chiara Coronelli
Leggi i suoi articoli«Siamo animali terribili noi umani. La nostra è una storia di guerre, una storia senza fine, folle». Quando si ammala per avere guardato troppo a fondo nella sofferenza umana, è l’orizzonte della natura che riporta Sebastião Salgado dietro l’obiettivo. Per otto anni, a partire dal 2003, attraversa i continenti per documentare la bellezza della Terra, e capirne il valore per poterla difendere.
Nasce così «Genesi», un progetto monumentale che dal 2013 viene esposto nel mondo e che in Italia, dopo l’anteprima a Roma (cfr. n. 330, apr. ’13, p. 31) e le tappe di Venezia e Milano, si può rivedere al Forte di Bard fino al 30 settembre. Nelle sue oltre duecento immagini in bianco e nero, suddivise in cinque sezioni, passano Argentina e Antartico («Sud del Pianeta»), «Africa», «Emisfero Nord», le biodiversità che si preservano nei «Santuari del Pianeta» e la ricchezza sorprendente dell’«Amazzonia».
In questo suo lavoro l’uomo lascia il posto ad altre specie, e alla potenza di un paesaggio che per il 45 per cento è ancora «come al tempo della creazione». Un viaggio anche raccontato da Wim Wenders e Juliano Salgado nel film documentario «Il sale della Terra», dove si assiste all’intensità del contatto stabilito con i soggetti, siano animali, vegetali o minerali, in un rispetto dove si riflette l’ampiezza dello sguardo, e l’interesse autentico per la sorte dell’umanità (catalogo Taschen).
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