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Chiara Coronelli
Leggi i suoi articoliMilano. Il viaggio comincia a est di Los Angeles, lungo l’estremità della regione desertica del Mojave, centocinquanta chilometri a sud di Las Vegas, precisamente nella località di Zzyzx, nome impronunciabile inventato nel 1944 da un predicatore itinerante. Da lì Gregory Halpern comincia a muoversi procedendo verso ovest, la direzione dell’espansione americana, ritornando su Los Angeles, per poi proseguire fino alla costa pacifica. Fotografa questa parte della California del Sud dal 2008 al 2015, per poi raccogliere le immagini in «Zzyzx», il bel volume appena pubblicato da Mack, e fresco di nomina tra i finalisti del Paris Photo–Aperture Foundation PhotoBook Awards 2016 (il cui vincitore sarà annunciato il prossimo 10 novembre, durante il XX Paris Photo).
Fino al 29 ottobre una serie di lavori, parte di quest’opera, sono esposti nello spazio di Micamera che nello stesso periodo allestisce anche un pop-up store dedicato appunto a Mack, mettendo a disposizione un’ampia selezione di titoli. La California come Stato dell’oro, e Paese del latte e del miele, rimane solo in filigrana. Halpern ci accompagna dal deserto al Pacifico, in cerca dell’acqua, lungo un lavoro «che non è documentario o reportage perché, spiega, non sono motivato dal desiderio di documentare o dal desiderio di presentare le mie immagini come se avessero un grado di verità oggettiva».
Il libro si apre con il palmo tatuato di una mano aperta verso il sole, quasi a cercare riparo, per andare a sondare paesaggi aridi, dettagli di natura, strade, volti, la metropoli, la miseria, personaggi isolati, un marciapiede, l’oceano che si annuncia dopo le palme e che finalmente arriva con le sue onde. Sono particelle di un flusso governato dalla luce cruda e da colori senza sconti, attimi che consumano i cliché che hanno fatto grande questa terra nell’immaginario comune, mentre un senso di disperazione scorre sotto la pelle di un lavoro definito «brutalmente poetico».
Lo «Zzyzx» di Halpern rientra in pieno nella visione editoriale di Michael Mack, chiamato da Micamera a inaugurare lo store con una conferenza intitolata «Translating Ideas», dove lo stesso Mack ha presentato la casa editrice che ha fondato a Londra nel 2010. Si definisce book maker, piuttosto che editore, anche per sottolineare che quello che gli interessa è il processo collaborativo alla base di ogni titolo realizzato. Indispensabile non è solo lo stretto rapporto con l’autore, ma la partecipazione a ogni stadio della produzione, dall’editing al design al marketing alla vendita. Ogni titolo nasce dentro una fitta rete che vive dell’intervento di tutto il team, per arrivare quanto più vicino possibile al libro ideale, costruito sulla relazione tra le immagini e la pagina, tra la storia raccontata e la struttura complessiva del volume, perché «ogni lavoro, ha detto, richiede una certa forma, l’aderenza del design al contenuto».
«Only on Paper», le parole proiettate sullo schermo, con le quali ha aperto il talk, sono indicative della convizione «che il libro sia un’opportunità molto importante di presentare il proprio lavoro al mondo, di farlo circolare», anche perché «la maggior parte della fotografia, a dispetto della sua malleabilità, non è automaticamente adatta ai muri delle gallerie, o alla cornice di legno e al vetro», mentre il libro è la traduzione di un pensiero artistico che non smette di raggiungere il pubblico.

Una fotografia di Gregory Halpern per il libro «Zzyzx»

Una fotografia di Gregory Halpern per il libro «Zzyzx»

Una fotografia di Gregory Halpern per il libro «Zzyzx»

Una fotografia di Gregory Halpern per il libro «Zzyzx»

Una fotografia di Gregory Halpern per il libro «Zzyzx»

Una fotografia di Gregory Halpern per il libro «Zzyzx»

Una fotografia di Gregory Halpern per il libro «Zzyzx»
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