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Giovanni Pellinghelli del Monticello
Leggi i suoi articoliFirenze. Grazie a Marco Chiarini, storico dell'arte di vasto respiro e autore di vari volumi, già direttore della Galleria Palatina di Palazzo Pitti (che per primo fece conoscere ed apprezzare a livello internazionale e con essa tutto il complesso di Pitti e Boboli), scomparso lo scorso 5 novembre all’età di 82 anni, le Gallerie degli Uffizi si arricchiscono di quattro opere.
Il testamento dello storico dell’arte contiene il lascito alla Galleria Palatina, museo che diresse per oltre 30 anni, dell’olio su tavola «Paesaggio con pastori» di Claude Lorrain (1600-82).
Al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi vanno due opere su carta: una «Galera» attribuita a Pietro da Cortona (1596-1669) e probabilmente preparatoria all’affresco centrale a Palazzo Pitti nella Sala della Grotta detta «della Muletta», locale semi ipogeo scoperto proprio da Marco Chiarini già nel 1967 e restaurato nei primi anni Duemila.
Terza opera oggetto del legato è «Santo Stefano Rotondo e acquedotto di Nerone a Roma», lavoro di Alessio de Marchis (1684-1752), napoletano di nascita ma attivo a Roma e Urbino, altro specialista di paesaggi e influenzato dall’opera sia di Salvator Rosa sia di Claude Lorrain. Proprio a Chiarini si deve la ricostruzione dell’attività grafica dell’artista, in un articolo del 1967 che rimane un caposaldo negli studi sull’argomento.
L’ultimo lascito (ancora un disegno, opera di Adriano Cecioni, firmato e datato 1882) riguarda la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti ed è «Ritratto di Piero Chiarini», noto medico oculista della prima metà del Novecento.
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La consegna delle quattro opere lasciate da Marco Chiarini alle Gallerie degli Uffizi avvenuta alla presenza, tra gli altri, del direttore Eike Schmidt (al centro, in seconda fila) e dei figli dell’ex direttore, Francesco e Michele Chiarini
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