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Tina Lepri
Leggi i suoi articoliPrima indicazione: lo stato penoso dei musei del Paese dipende anche, ma non soprattutto, dalla scarsità di custodi (dipendenti statali, comunali, regionali, da cooperative ecc.). In questo non molto è cambiato rispetto a 10 anni fa, al tempo della prima «Pagella dei Musei».
Esempio tipico: proprio la 109ma pagella, pubblicata in questo numero. Bressanone (diocesano): un solo custode, sta alla cassa e non controlla le 70 stanze del Museo. Lo stesso a Città di Castello per le 30 sale della Pinacoteca Civica (maggio 2015). A 60 km da Bressanone, al Museo delle Scienze di Trento (Muse) sembra di sognare: esperti «pilots» poliglotti invitano a chiedere e spiegano: vere guide, disponibili anche con i bambini, tra touch screen e meraviglie della tecnica sempre più diffuse in vari musei, dove spesso i custodi sembrano invece avere mansioni e preparazione di un secolo fa.
Qualcosa sta cambiando: di recente il Mibact ha assunto 397 custodi, il 90% laureati (stipendio di 19.372 lordi l’anno). I nostri musei, al contrario di buona parte d’Europa, sono poco presenti sul web e soltanto la metà ha un proprio sito, senza contare che appena il 16,3% dà accesso online alle collezioni (Istat 2012).
Esistono però alcune eccellenze tecnologiche: al nuovo Museo del Novecento di Firenze (aperto nel 2014), tablet a disposizione, voci e musiche che arrivano da pareti, soffitti, pavimenti. Come nel «resuscitato» Museo Archeologico di Cerveteri: pochi custodi, ma disponibili al dialogo in un panorama nel quale il silenzio è regola. Alla Reggia di Caserta invece domina la voce urlata dei custodi che a gruppi si raccontano i fatti propri.
La ricetta di un ragù è diventata corale grazie a una custode del Museo Archeologico di Bologna: la dettava al cellulare. Fortunati i visitatori dell’Archeologico di Crotone: un sorvegliante autodidatta entusiasta, che conosceva ogni reperto. Va peggio, nella Pinacoteca di San Gimignano, a chi chiede chi sia l’autore dell’affresco (Lippo Memmi) che domina la Sala di Dante. Risposta: «Legga il cartellino» (che manca).
A giugno 2015 ha fatto il giro del mondo la foto del custode che russava a Palazzo Reale di Napoli. Il Madre, invece, ha tanti operatori giovani e preparati: vere guide. La Sicilia è un caso abnorme: 5.600 custodi, in alcuni musei l’organico è più numeroso dei visitatori annuali. Situazione difficile, chiusure improvvise, senza preavviso, a Palazzo Abatellis di Palermo. La Regione ha custodi part time: ex operai di una ditta di scarpe fallita. Roma, Palazzo Corsini: personale carente, senza i volontari chiuderebbe. Buona parte di musei (tra cui il Museo Querini Stampalia di Venezia) e aree archeologiche sono aperti grazie ai volontari: studenti, insegnanti, carabinieri ecc.
Indimenticabile il pensionato volontario del Museo Morandi di Bologna, a cui le opere hanno cambiato la vita: «Parlarne ai visitatori è la mia gioia».
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