Una veduta dell’installazione di Willam Kentridge a Palazzo Branciforte: da sinistra, «Pigeon (Painted)» (2021); «Black Pigeon» (2021) e «Skirt» (2022). Cortesia di Lia Rumma, Napoli/Milano

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Una veduta dell’installazione di Willam Kentridge a Palazzo Branciforte: da sinistra, «Pigeon (Painted)» (2021); «Black Pigeon» (2021) e «Skirt» (2022). Cortesia di Lia Rumma, Napoli/Milano

William Kentridge nel Banco dei Pegni di Palermo

A Palazzo Branciforte un’installazione sonora, oltre ad arazzi, sculture, disegni e video dell’artista sudafricano

Inaugurata il 7 ottobre, è visitabile fino al 12 gennaio 2024 una nuova opera di William Kentridge, «You Whom I Could Not Save», installazione sonora con proiezione nel Monte dei Pegni di Santa Rosalia a Palazzo Branciforte, curata da Giulia Ingarao e Alessandra Buccheri.

Era il 2000 quando una mostra di Christian Boltanski curata da Sergio Troisi rivelava al pubblico questo luogo nascosto della città: il Monte dei Pegni. Un labirinto di antiche sale in cui le altissime pareti erano interamente ricoperte di scaffalature lignee, raggiungibili attraverso dei camminamenti. L’artista francese lo definì «piranesiano» e vi allestì una mostra rimasta nella memoria. Il luogo struggente dove i palermitani poveri impegnavano i loro abiti, ovattato come il ventre di una nave, ospita adesso la visione di un altro grande artista, il sudafricano Kentridge.

Il titolo dell’installazione «You Whom I Could Not Save» è tratto dal coro di apertura di uno spettacolo d’opera che l’artista si appresta a realizzare, intitolato «The Great Yes, the Great No», che parla di un viaggio da Marsiglia alla Martinica nel 1941 di un gruppo di rifugiati in fuga dalla Francia di Vichy.

Come spiega l’artista: «Su quella barca c’erano tante persone: c’erano surrealisti come André Breton, Wifredo Lam. C’erano anche Victor Serge, l’autore, e Anna Seghers e Claude Lévi-Strauss, l’antropologo. Ma per me è in verità un viaggio attraverso il fiume Stige. Quindi anche il capitano è Caronte, che traghetta i morti e decide chi affonderà e chi nuoterà, facendoli attraversare».
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Kentridge parte dal suono, quello delle sette voci dei cantanti dell’opera teatrale che verranno diffuse nella sequenza di stanze attraverso 8 altoparlanti, con musiche composte da Nhlanhla Mahlangu e dirette da Tlale Makhene. Il percorso culmina nella stanza con la proiezione, in cui sono presenti tutte e sette le voci, permettendo di ascoltare il brano per intero.

Sul rapporto con il Monte dei Pegni Kentridge spiega che «l’architettura e gli echi dello spazio sembrano adattarsi perfettamente all’opera perché molti degli abiti che finirono al Monte dei Pegni di Santa Rosalia erano lì affinché la gente potesse compiere il viaggio dalla Sicilia agli Stati Uniti».

La mostra che accompagna la nuova opera è allestita nelle altre sale del Palazzo, a partire dalla Cavallerizza, dove sono esposti 5 grandi arazzi della serie «Porter Series»; mentre tra le scaffalature lignee del Monte sono allestite le sculture in bronzo e in bronzo dipinto.

Esposti anche 16 disegni inediti su fogli contabili dal titolo «Chiesa di San Francesco Saverio, Palermo», dove danzano figure a carboncino e collage geometrici. La mostra si completa con il video del 2020 «Sibyl», dove la sibilla cumana diventa una danzatrice africana, tratto dall’Opera «Waiting for the Sibyl» messa in scena al Teatro dell’Opera di Roma nel 2019. Il progetto, ideato da Antonio Leone, è organizzato da ruber.contemporanea e sostenuto da Fondazione Sicilia, con il coordinamento di Sicily Art and Culture.

William Kentridge in uno scatto di Stella Olivier del 2021

Giusi Diana, 07 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

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William Kentridge nel Banco dei Pegni di Palermo | Giusi Diana

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