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Lidia Panzeri
Leggi i suoi articoliVenezia. Gli antichi dogi erano maestri nell’arte del ricevere, offrendo all’ospite una scenografica dimostrazione dei fasti della Serenissima attraverso i suoi monumenti ricchi di simbologie. Ne è un esempio emblematico lo scalone d’onore di Palazzo Ducale, progettato nel 1556 da Iacopo Sansovino, completato da Scarpagnino e subito denominato la Scala d’Oro, per la sontuosità delle sue decorazioni. Logico che anche i due arconi che davano accesso alla scala si adeguassero alla stessa fastosità e, nello stesso tempo, fossero improntati nelle decorazioni a esaltare la potenza, la forza militare, la saggezza e la giustizia della Serenissima, come ha reso evidente la recente pulitura. Il restauro del portale al sommo della scala si è concluso lo scorso agosto. Un regalo di Natale, invece, è la fine dei lavori del secondo portale, conclusi proprio pochi giorni fa. La spesa complessiva, 38.500 euro più Iva, è stata supportata da Gli Orti di Venezia di Paolo Tamai con un piccolo obolo richiesto per ogni confezione d’insalata, distribuita nel circuito dei negozi Eataly di Oscar Farinetti. Un contributo, quello dei privati nella conservazione del patrimonio monumentale, di cui la presidente della Fondazione Muve, Mariacristina Gribaudi ha rimarcato l’importanza.
L’intervento sul portale, riferisce Arianna Abbate, architetto e direttrice dei lavori del Muve, è consistito in un’attenta pulitura delle superfici in pietra d’Istria, scolpite ad alto rilievo, e dei camei di miniatura a bassorilievo. Nei punti più deteriorati si è intervenuti con il bisturi; in alcuni casi, inoltre, si è proceduto a incollare frammenti distaccatisi nel tempo. A completamento è stata stesa una patina protettiva a base di cera. I lavori sono stati eseguiti dalla ditta veneziana Lares Srl, al stessa che all’inizio degli anni 2000 aveva esguito il restauro della restante parte della Scala d’Oro.
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