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Vendette sicule

Silvia Mazza

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Beatrice Basile, la soprintendente dei Beni culturali di Siracusa sospesa il 3 settembre scorso per una presunta agevolazione nell’autorizzazione per la piscina prefabbricata dell’ex assessore regionale ai Beni Culturali (poi all’Ambiente) Mariarita Sgarlata, è stata reintegrata il 15 gennaio. Il Tribunale del Lavoro di Siracusa, con ordinanza depositata il 29 dicembre, ha stabilito l’illegittimità del provvedimento di sospensione (cfr. lo scorso numero, p. 1): quest’ultimo, infatti, «non presenta i requisiti di validità poiché non contiene alcuna specifica descrizione dei fatti addebitati alla dirigente né il limite temporale della sua durata». Un provvedimento, per il giudice, «irrituale», perché, «senza la fissazione di alcun termine», potrebbe compromettere «irreparabilmente» la carriera dell’archeologa. Nella sentenza si legge, inoltre: «La notizia della sospensione ha avuto (…) ampia eco nella stampa. Il clamore pubblico della vicenda è tale da ledere l’immagine, non solo strettamente professionale, della dottoressa Basile, considerato che normalmente la sospensione del rapporto lavorativo (…) è collegata a fatti di rilievo disciplinare o, addirittura, penale». Perde, dunque, su tutta la linea l’Assessorato dei Beni culturali siciliani. Ha torto il dirigente generale Rino Giglione, che aveva sospeso l’archeologa umbra, e anche l’assessore Antonino Purpura, dopo tante dichiarazioni d’intenti ha perso l’occasione di «anticipare» la Magistratura reintegrando la dirigente e dando un forte segno di volontà politica. Capitolo chiuso, dunque? Niente affatto. La vicenda sembra ancora lungi dal «normalizzarsi», come auspicato dallo stesso assessore (cfr. lo scorso numero, p. 1). «La partita non è chiusa, ha dichiarato infatti Giglione a «La Sicilia», le irregolarità relative alla famosa piscina sono il minus. Siracusa è un caso su cui mi voglio soffermare». Dalla querelle continua ad astenersi il presidente Rosario Crocetta, che soltanto a sentenza emanata ha telefonato alla Basile per congratularsi. Intanto, la Procura della Repubblica di Siracusa ha aperto un fascicolo su «Mafia Capitale», mentre sul fronte degli imprenditori edilizi contestati si registrano le prime defezioni. La campagna mediatica contro i cementificatori da una parte, il silenzio di Crocetta dall’altra e Emanuele Di Grésy, imprenditore svizzero, di origini piemontesi (cugino del marchese delle Tenute Cisa Asinari), amministratore delegato di Elemata srl, ritira il progetto per un hotel di lusso della catena Four Seasons nella Riserva della Pillirina, a sud di Siracusa, una delle coste più belle della Sicilia orientale, dove aveva acquistato terreni nel 2007. Se ne va con una richiesta milionaria di risarcimento alla Regione che dal 2011 ha avviato l’iter per qualificare l’area come riserva, appunto.

Silvia Mazza, 11 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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