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Silvano Manganaro
Leggi i suoi articoliIn attesa del decreto attuativo che sancirà in Italia la nascita dell’istituto delle «Unioni civili», Fabio Sargentini, nella sua galleria in via del Paradiso, ha deciso di titolare in questo modo una mostra collettiva, aperta sino al 30 settembre) con otto artisti di diverse generazioni.
Con un filo di ironia potremmo dire che, pur essendo un’esposizione composta (quasi) esclusivamente da uomini, lo storico gallerista non ha pensato allo scottante tema d’attualità; i riferimenti sono piuttosto a gaddiani «accoppiamenti giudiziosi» o, meglio, a degli accostamenti intellettuali meditati e ponderati, e per questo «civili».
Come confessa lo stesso Sargentini, tutto nasce da una sorta di divertissement: «A questo punto della mia carriera mi destreggio. E nel destreggiarmi mi diverto. A un gallerista storico come me, anomalo come me, che assiste al tramonto della propria idea di galleria, spavalda e in un certo senso romantica, che resta se non divertirsi?».
Ed è così che, divertendosi, ha deciso di rimescolare le opere della sua collezione, dando vita a insolite coppie o tris, come si fa con le carte da gioco. Sono nati quindi dei curiosi binomi transgenerazionali: una provocatoria scultura da tavolo di Paola Gandolfi (1949) con un bel dipinto di Giovanni Stradone (1911-81), Matteo Montani (1972) con un maestro dell’informale italiano come Vasco Bendini (1922-2015), Giancarlo Limoni (1947) con una marina del belga Constant Permeke (1886-1952), mentre Luigi Ontani (1943) e Stefano Di Stasio (1948) si confrontano sul tema del san Sebastiano.
Infine, nella piccola stanzateatro della galleria, si fronteggiano una sfera di Marco Tirelli (1956) dipinta in formato verticale, messa sul palco come una sorta di monolite di kubrickiana memoria, e una tela di Luca Padroni (1973), che rimanda a colorati mondi paralleli e spazi siderali.
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