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Un minimalista nello scrigno

Myriam Zerbi

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Tra l’Accademia e la Guggenheim, nella zona veneziana detta il chilometro dell’arte, c’è la casa dove abitava Vittorio Cini, imprenditore e collezionista. Scrigno di opere che spaziano dalla pittura primitiva toscana e ferrarese agli avori del Trecento e alle porcellane settecentesche di Cozzi, la dimora, divenuta museo nel 1984 a seguito delle donazioni alla Fondazione Giorgio Cini delle figlie Yana e Ylda, il 25 aprile riapre al pubblico per la stagione 2015 (fino al 15 novembre) impreziosita da gioielli d’arte (sempre dalle collezioni Cini) quali «Teste di fantasia» di Giandomenico Tiepolo, «San Giovanni Evangelista», tavola quattrocentesca del Sassetta, un armadio con figure intagliate del Sansovino e un singolare portadocumenti appartenuto a Borso d’Este. Con l’iniziativa «L’ospite a Palazzo», vengono accolti periodicamente, «in visita» tra sculture lignee, rami smaltati veneziani e dipinti di Giotto, Guariento, Botticelli, Pontormo della collezione permanente, capolavori di importanti istituzioni italiane ed estere. Atteso per giugno è l’arrivo della «Madonna di Pontassieve» di Beato Angelico (1435 ca) dagli Uffizi di Firenze. L’iniziativa «Conversazioni d’arte»invita invece il pubblico a seguire incontri su temi cruciali in un contesto raccolto e denso di significato artistico. Le stanze, restaurate, del secondo piano nobile si aprono al contemporaneo con la mostra di Ettore Spalletti, realizzata in collaborazione con Aslc Progetti per l’arte-Verona. Affascinato dalla dimensione di spazio intimo e domestico dell’ambiente, l’artista, come afferma Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini, «accorda le cromie e i silenzi ermetici delle sue campiture alle collezioni che vivono nella casa». La Fondazione Cini, attraversando il tempo, prosegue nella sua missione: conservare e far conoscere, spaziando tra passato e contemporaneo, un credo impresso nel detto mahleriano, adottato come motto: «Tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco».
Barbero è inoltre il curatore della mostra della scultrice polacca Magdalena Abakanowicz (1930) intitolata «Folla e individuo», organizzata dalla galleria Beck & Eggeling International Fine Art di Düsseldorf e Sigifredo di Canossa in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini. La mostra, allestita dal 12 aprile al 2 agosto sull’Isola di San Giorgio Maggiore, è incentrata sul ciclo delle «Folle» create ciclicamente dall’artista in numeri e posture diversi ed è composta da una grande installazione di 110 figure in iuta, ognuna delle quali è unica ed è stata realizzata dalla stessa Abakanowicz.




Myriam Zerbi, 31 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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