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Tina Lepri
Leggi i suoi articoliRoma. Finora la quota statale dell’8xmille destinata ai Beni culturali era di 150-200 milioni di euro all’anno. Adesso, e per almeno dieci anni, tutti i fondi dell’8xmille dovrebbero andare ai Beni culturali. È stato infatti approvato, dalla Commissione Lavori Pubblici della Camera l’emendamento Realacci (presidente della commissione Ambiente della Camera) che prevede l’utilizzo della quota dell’otto per mille, per i prossimi dieci anni, esclusivamente per la ricostruzione dei Beni culturali danneggiati nel 2016 dal sisma nelle quattro regioni dell’Italia Centrale (Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo). Il decreto legge 9 febbraio 2017 n. 8, che contiene l’emendamento Realacci, passa all’esame della Camera questa settimana.
«Quello dei Beni culturali, spiega Ermete Realacci, è uno dei settori più colpiti. Solo le chiese distrutte o danneggiate sono oltre 1.200. Si tratta di siti di alto valore artistico, storico, architettonico e contengono opere di altissimo pregio». Dalla necessità di ripristinare quei beni e quei luoghi, fondamentali per l’economia oltre che per l’identità stessa del Paese, nasce un’opportunità per il lavoro, le imprese, le università; un grande laboratorio di restauro, cultura e innovazione diffuso sul territorio.
Finisce con questo emendamento la possibilità di finanziare attraverso le attività svolte dalle Ong italiane altri e vari interventi, come «la fame nel mondo»; l’ultimo finanziamento è stato di 6 milioni. Ma finisce anche la pratica negativa, adottata da tanti Governi negli ultimi anni, di utilizzare queste risorse in funzione delle esigenze del momento, sia per la protezione civile sia per altri impieghi ben oltre quelli previsti dalla legge che ha istituito l’8xmille. La gestione di questi finanziamenti ha sollevato più volte le critiche dalla Corte dei Conti.

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