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Achille Bonito Oliva
Leggi i suoi articoliAttitudine tipicamente italiana. Frutto antropologico di un territorio multimunicipale dominato dall’insofferenza al confronto e la prevalenza del brevi manu, la soluzione diretta del conflitto con un’aggressione alle spalle e argomenti fuori tema. La calunnia è un venticello, si canta all’Opera. Alimentato da una tradizione controriformista e per niente meritocratica che non ama la competizione leale e il rispetto dello specifico e dell’oggetto del contendere. Questo accade dalla politica alla cultura. Togliatti che fa sarcasmo pubblico sull’omosessualità di André Gide come risposta alle critiche dello scrittore francese al ritorno di un viaggio in Urss. La persecuzione mediatica a Pasolini e ultimamente a Boffo. Nell’arte contemporanea lo sputtanamento si chiama gossip. Uno sport praticato da molte prefiche del moderno che, in nome di un’astratta purezza ideologica, non argomentano ma insinuano e calunniano mediaticamente. Come chi insinuò che la mostra «Contemporanea» (1973, considerata in vari manuali tra le trenta mostre più importanti del secolo) fosse pagata dalla Cia. O l’altro esempio della scandalosa lettera che segnalò alla Magistratura la coraggiosa opera di De Dominicis alla Biennale di Venezia (1972). Tanto nel Bel Paese c’è il perdono, la prescrizione e la confessione e tutto torna come prima, nel Purgatorio della vita.
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