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Sothebys Specialists, Pauline Karpidas Collection, London

Photo by Rayan Bamhayan

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Sothebys Specialists, Pauline Karpidas Collection, London

Photo by Rayan Bamhayan

Sotheby’s alza l'asticella: nuovo record di vendite a Londra

La Collezione Karpidas ha venduto più di qualsiasi altra collezione personale passata per il mercato londinese

Ludovica Zecchini

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Come si misura oggi il valore di una collezione privata? Dal capitale simbolico che incarna o dalla sua tenuta sul mercato secondario? E cosa significa ottenere il 100% di venduto, con oltre il 70% dei lotti oltre la stima massima? La risposta, mercoledì sera a Londra, è arrivata dalla collezione di Pauline Karpidas, che da Sotheby’s ha totalizzato 73 milioni di sterline (oltre 100 milioni di dollari), superando ampiamente le aspettative e fissando il nuovo record per una vendita di una collezione personale nella capitale britannica. Una cifra che, da sola, basta a raccontare un risultato eccezionale. Ma a colpire è stata anche la qualità della risposta del mercato: trasversale, competitiva, con offerenti da quattro continenti e un’intensità che ha trasformato l’asta in un vero evento culturale. «È stato un privilegio irripetibile», ha dichiarato Oliver Barker, Presidente di Sotheby’s Europa, parlando di Pauline Karpidas con tono affettuoso, quasi personale. «Non dimenticherò mai il momento in cui è caduto il martello finale». E non è difficile credergli. In otto giorni di esposizione, la mostra ha accolto oltre 12mila visitatori: un dato che, da solo, racconta quanto questa raccolta fosse attesa, discussa, guardata.

E poi è arrivato l'incanto. A trainare i rilanci è stata, in apertura, la sezione dedicata a Les Lalanne, con nove opere — quasi tutte realizzate appositamente per la collezionista — che hanno totalizzato 13,6 milioni di sterline contro una stima complessiva di poco più di due. È qui che il ritmo dell’asta si è fatto febbrile: «Specchio e applique Végétale» ha sfiorato i 3,6 milioni di sterline, quasi otto volte la stima massima; la «Choupatte», scultura-icona del bestiario firmato Lalanne, ha raggiunto 1,87 milioni di sterline; i due lotti di «Console Végétale» hanno totalizzato oltre 3,8 milioni di sterline, quindici volte le stime combinate. Numeri che restituiscono non solo il valore economico ma anche quello simbolico di un dialogo collezionistico durato decenni.

Eppure, il vero asse portante della collezione era altrove. Era nel Surrealismo, fulcro pulsante di un gusto preciso, stratificato. Ventitré opere per un totale di 30,2 milioni di sterline. Una selezione costruita con rigore e lungimiranza, dove il nome di René Magritte dominava con autorità. «La Statue Volante», tenuta da Karpidas per oltre quarant’anni, ha raggiunto 10,1 milioni di sterline, mentre il guazzo «La Race Blanche» — acquistato nel 1985 per l’equivalente di 41mila sterline — ha toccato 1,8 milioni di sterline. La scultura in gesso «Tête», inseguita da quattro offerenti, ha fissato un nuovo record per la tipologia: 914.400 sterline. La sezione ha brillato anche per la presenza di opere di Hans Bellmer e Dorothea Tanning, con risultati che confermano l’ampliamento del perimetro canonico del Surrealismo. «Milles Filles» ha fissato un record d’asta (304.800 sterline), mentre «Katchina and Her Soul» ha superato le 880mila sterline. Il «Titre Inconnu» di Yves Tanguy, acquistato da Karpidas nel 1979, ha raggiunto 2,48 milioni di sterline, moltiplicando di diciotto volte il suo prezzo d’acquisto.

René Magritte, La Statue volante

Andy Warhol, Madonna and Self-Portrait with Skeleton’s Arm (After Munch)

Il catalogo si completava con presenze altrettanto significative, a cominciare da Andy Warhol. La sua interpretazione dell’«Urlo» di Munch ha segnato un nuovo record per il soggetto: 6,6 milioni di sterline, rincorsa da sei offerenti per oltre dieci minuti. Quando fu offerta per l’ultima volta, nel 1996, fu venduta per 62mila sterline. Anche il dittico con «Madonna» e «Autoritratto con braccio scheletrico» ha riservato sorprese, superando i 2,8 milioni di sterline. Jeff Koons ha brillato con un barboncino cromato da 2,35 milioni di sterline, mentre Picasso, con un «Buste d’homme» dell’ultimo periodo, ha toccato le 2,48 milioni di sterline. Accanto a loro, una «Deux Amies» di Francis Picabia — venduta nel 1988 per 20mila sterline — è salita fino a 3,33 milioni di sterline. E ancora, Diego Giacometti, con un «Tavolino Berceau» in première version, ha doppiato la stima (508mila sterline), dopo una serrata contesa telefonica.

Ma non si è trattato solo di numeri. A emergere, con forza, è stata la coerenza interna della raccolta, che rifletteva il profilo di una collezionista capace di coniugare il rigore con l’istinto, la curiosità con la competenza. Lontana dalla retorica del trophy-hunting, Pauline Karpidas ha saputo costruire, nel corso di decenni, una narrazione personale e colta, che ha attraversato correnti, linguaggi e generazioni. Dai surrealisti ereditati tramite Alexander Iolas, alla lunga e fertile complicità con Claude e François-Xavier Lalanne, ogni scelta sembrava portare con sé un gesto, un incontro, un’intenzione. L’asta, oltre a stabilire un nuovo benchmark per Sotheby’s Londra, ha restituito alla scena internazionale il ritratto pieno di una collezionista autentica. Visionaria, certo, ma anche tenace, coerente, capace di abitare l’arte prima ancora di possederla.

Ludovica Zecchini, 18 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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