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Silvia Mazza
Leggi i suoi articoliLamezia Terme (Cz). Brancaleone Vetus, La Grotta di Trisulina a Zungri, il Parco Archeologico di Apollo Alaios a Cirò Marina, il mausoleo romano di Cirella a Diamante, la villa di Capo Cimiti a Capo Rizzuto, il parco archeologico di Capo Colonna a Crotone, la necropoli di Terina a Nocera Terinese. Sono solo alcuni dei siti del patrimonio calabrese dimenticati non soltanto da qualunque politica di valorizzazione, che attraverso la loro fruibilità sia in grado di rafforzare il legame tra il bene e la collettività, ma anche da quel complesso di attività finalizzate a salvaguardare il patrimonio stesso: in una parola, dalla tutela.
Se quest’ultima, però, è di competenza esclusiva dello Stato, alla valorizzazione possono concorrere tutti, siano singoli cittadini che associazioni, i quali hanno sempre il diritto di promuovere iniziative in favore della sensibilizzazione in difesa del patrimonio storico e artistico, come sta facendo col progetto «SOS Calabria» Silvio Gatto, cronista d’arte e promotore di eventi di sensibilizzazione relativi al territorio calabrese, con la partecipazione dell’ex ministro Mibact Massimo Bray, dello storico dell'arte Tomaso Montanari e del filosofo e opinionista televisivo Diego Fusaro.
Inaugurato il 19 settembre scorso a Lamezia Terme, con tappe a Catanzaro, a Rende (Università della Calabria), a Corigliano Calabro e a Reggio Calabria, si tratta di un percorso itinerante, con una mostra fotografica e documentaria sulle condizioni dei beni culturali («immagini di una grande sconfitta, di uno spreco spaventoso, di un fallimento», Montanari), gli interventi video dei partecipanti al progetto e una petizione (https://www.change.org/p/a-mario-oliverio-presidente-della-regione-calabria-salviamo-il-patrimonio-storico-artistico-della-calabria) per il ripristino e la valorizzazione dei luoghi trattati.
Un invito a tenere accesi i riflettori su parchi archeologici, costruzioni medievali, edifici religiosi in totale stato di abbandono, ma che vuole soprattutto, attraverso questo momento di partecipazione, risvegliare una sopita identità culturale.
Conoscere e ri-conoscere il bene, in un processo di significazione, di restituzione alla sua storia e di compenetrazione con la cultura che l’ha prodotto, come momento imprescindibile per un impegno collettivo alla sua salvaguardia: «Se solo avessimo consapevolezza di ciò che siamo stati, dice Gatto, avremmo una responsabilità storica che ci impedirebbe di essere ciò che siamo». Fusaro addita la politica: «La rivoluzione deve essere anzitutto culturale, il potere lo sa molto bene infatti sta procedendo da alcuni anni a questa parte con continua e assidua frequenza a distruggere la cultura».
Di contro, «in quest’iniziativa, riconosce Bray, c’è la volontà di moltissime associazioni, di moltissime donne e uomini del nostro Paese che vogliono bene a questo patrimonio, che capiscono che il nostro patrimonio è quello che ha creato la nostra comunità, il nostro essere cittadini di questo Paese, cittadini di una particolare Regione, cittadini di una particolare storia. Ecco, l’identità di un Paese si costruisce attraverso questa tutela e attraverso questa passione. È un senso di responsabilità forte che non viene dalle istituzioni purtroppo».
Anche per Montanari è la consapevolezza culturale quella da cui ripartire, perché «quando un popolo non sente più la necessità di avere questi luoghi, quando non sa più cosa farsene, li perde anche materialmente. Pare che la rovina materiale sia la conseguenza di una rovina morale. Naturalmente, a sua volta, questa rovina materiale ingenererà rovina morale. È un circuito vizioso».

La villa romana di Capo Cimiti a Capo Rizzuto

Il parco archeologico di Capo Colonna a Crotone

Il Parco Archeologico di Apollo Alaios a Cirò Marina

Silvio Gatto e Massimo Bray
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