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Una pringles. Foto Gaia Anselmi Tamburini e Giovanni Anselmi Tamburini

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Una pringles. Foto Gaia Anselmi Tamburini e Giovanni Anselmi Tamburini

Semplici formalità degli oggetti comuni

Il volume di Giulio Iacchetti esplora e analizza quelle cose spesso di ottimo gusto che fanno di tutto per sparire dalla nostra vi(s)ta

Stefano Salis

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«Sono intorno a noi, in mezzo a noi. In molti casi siamo noi a far promesse. Senza mantenerle mai se non per calcolo»: Frankie Hi-Nrg cantava così di quelli che «ben pensano». Giulio Iacchetti potrebbe sottoscrivere, riferendosi agli oggetti. Agli oggetti di tutti i giorni, dallo spazzolino da denti all’Arbre Magique (nella foto, progetto di Julius Sämann), dalla supposta al Vinavil: quelle cose spesso di ottimo gusto che fanno di tutto per sparire dalla nostra vi(s)ta, diventando protagoniste occulte. Eppure ci sono e contano.

Già Bruno Munari aveva individuato, in quelle cose umili e di forma perfettamente organizzata (un bidone, una valigia, una vanga) che non hanno bisogno dell’autorialità per imporsi o che, anche se ce l’hanno, sono ormai talmente dentro le nostre vite, un richiamo fortissimo all’idea di design (anonimo) e di progetto (riuscito).

E il designer e pluricompasso d’oro Iacchetti si muove sulla stessa linea, in un libro che andrebbe comprato, letto e meditato per l’enorme valore didattico e il piccolo peso e ingombro che reca con sé: in questo, il suo libro è il perfetto paradigma di ciò di cui parla. «Progettare è un’attitudine alla sintesi: questo elenco ne è una dimostrazione pratica e alla portata di tutti in cui rintracciare una solida conferma che il buon progetto, sintesi di valori formali, pratici, tecnici e materici, esiste e ci parla. Ascoltarlo, ogni tanto, può donarci momenti di autentico piacere».

Nel volume è un magnifico mini-catalogo di icone, senza tempo e senza vanità. Sono 32 «pezzi facili» la cui forma, da ammirare e gioire, riesce a riappacificare e a far riprendere le giuste distanze da un mondo del progetto spesso incartato dalle sue stesse cervellotiche soluzioni. Alla rinfusa: il sacchetto di plastica e la chiave a brugola, lo stuzzicadenti e le patatine Pringles, la tazzina Illy e la capsula del Kinder Sorpresa. Si tratta di oggetti di sicuro successo commerciale e di viva presenza quotidiana: Iacchetti fa di tutto per mettersi al livello di questi (pr)og(g)etti: e ciascuno di loro ha una descrizione neutra, e una più sentimentale, sua.

Sono viaggi dentro la forma, e alla ricerca di significati ulteriori. Per dire: «Ho sempre trovato la sagoma di questo piccolo abete perfetta nel restituire la sintetica idea di un abete frondoso. Sembra un disegno semplice, ma non lo è. Provare per credere e io ci ho provato alcuni anni fa, realizzando un simil-Arbre Magique (omaggio all’originale) per un evento legato al mondo del cioccolato». Il risultato fu deludente. Lo sguardo professionale del progettista si combina a quello divertito del fruitore, ed è una continua dichiarazione d’amore e gratitudine a questi compagni familiari e gioiosi che, con la loro perfetta semplicità, hanno accompagnato nei decenni l’evoluzione delle abitudini di tutti noi.

In copertina una piccola parata. Sono i segnalini del Monopoli d’una volta: «Funghetto, vaso, candela, pera, mela, donnina, papera, fiasco. Io ho sempre scelto il fungo. A dire il vero a me piacciono ancora oggi. Gran parte del resto del mondo giocava con segnalini in metallo che lasciavano poco all’immaginazione: uno scarpone, un ditale, una carriola… Piccole e modeste riproduzioni tristemente verosimili. Invece le piccole icone in legno della versione italiana sono sintetiche e bellissime rappresentazioni dell’idea dell’oggetto». Forme primordiali in cui si manifesta l’assoluto.

Semplici formalità
di Giulio Iacchetti, 96 pp., 36 ill. col., Johan & Levi editore, Milano 2022, € 16
 

Una pringles. Foto Gaia Anselmi Tamburini e Giovanni Anselmi Tamburini

Stefano Salis, 06 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

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Semplici formalità degli oggetti comuni | Stefano Salis

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