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Silvia Mazza
Leggi i suoi articoliL’operazione potrebbe far pensare a quegli spot in cui per vendere una macchina si sfrutta l’abusato abbinamento con un’attraente signorina in déshabillé. Ma, almeno, lì non ci sono equivoci e a nessuno balzerebbe in testa l’irragionevole dubbio che si stia pubblicizzando la signorina invece che la macchina.
I dubbi, invece, si affollano se si cerca di comprendere il senso dell’operazione che ha portato alla produzione del piano di sviluppo turistico del comprensorio Aidone–Piazza Armerina, commissionato a Francesco Rutelli, guest star coinvolta dalla Fondazione Sicilia, non per improbabili specifiche competenze in ambito di promozione di turismo culturale, bensì, come dichiarato da Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione, per aver aperto, in qualità di ministro dei Beni culturali, quei duri negoziati internazionali, che fecero poi rientrare la Dea di Morgantina dal Getty Museum di Malibu.
Il Rapporto sulla valorizzazione dell’area di Piazza Armerina e Morgantina. Cuore antico della Sicilia, questo il titolo dello studio avviato nel luglio 2014, è stato presentato il 12 marzo scorso a Palazzo Branciforte, a Palermo. Nulla da eccepire sulle considerazioni in premessa: «Quando ricevetti la cittadinanza onoraria di Aidone, dice Rutelli, chiesi alle Istituzioni regionali di mantenere gli impegni a migliorare le capacità infrastrutturali, organizzative, di accoglienza e promozione dell’area. Solo così si sarebbe spiegato al mondo il rientro di quel capolavoro, non più ammirato da centinaia di migliaia di visitatori al Getty, ma esso stesso fattore di sviluppo culturale, turistico ed economico nella terra di provenienza dell’enigmatica Dea».
Sennonché le attese non possono che condensarsi intorno all’unica cosa che conti alla fine, l’utilità dell’iniziativa, dal momento che in questi ultimi cinque anni di piani «strategici» di questo tipo ne sono stati prodotti già diversi, rimasti lettera morta, naturalmente. A monte c’era stato il «progetto strategico per il rientro della Venere di Morgantina», elaborato dall’Unikore di Enna nel 2010 (120 pagine).
A seguire iniziative meno accademicamente blasonate, come il piano a supporto della proposta di creazione del Distretto turistico Dea di Morgantina, e l’altro (entrambi del 2011) pure in occasione del rientro della statua, commissionato dalla Provincia di Enna alla società Civita Sicilia, di cui è presidente lo stesso Giovanni Puglisi della Fondazione Sicilia che ha dato l’incarico a Rutelli. Non sono mancate nemmeno le consulenze d’oro sotto il Governo Lombardo: quella, costata 8.263 euro, del tal Roberto Ferrari per la «progettazione del distretto storico di Aidone, Morgantina e Piazza Armerina», e quella, da 15mila euro, dell’esperto di ittica e chitarrista Davide Mingrino, di cui tra i corridoi di palazzo d’Orleans arrivò a circolare soltanto una bozza. Avrebbe dovuto essere un piano marketing in attesa della Dea e, invece, abortì con una sorta di censimento delle realtà e degli eventi culturali presenti nel territorio dell’ennese, feste patronali comprese.
Ma a quanto ammonta la spesa finora sostenuta per produrre tutto questo materiale «strategico» con risultati scarsamente apprezzabili? Non è ancora il tempo di tirare le somme. Bisogna computare ancora queste trenta pagine del dossier Rutelli, anche se poco aggiungono a quello che già tutti sanno, rappresentanti delle istituzioni locali e attori locali a vario titolo coinvolti: dall’analisi delle criticità e potenzialità del territorio di Enna alla «ricetta» individuata per il suo sviluppo turistico, fino alla sfida che «dal punto di vista del Turismo culturale, scrive Rutelli, era ed è nel cercare di sfuggire al destino del “mordi e fuggi”, con poche ore di visita, concentrate nella Villa del Casale, scivolando via indifferenti alle altre attrattive di questo “Cuore antico della Sicilia”». Trenta pagine di cui ben quattro dedicate a una bibliografia significativamente lacunosa, dove mancano, per esempio, volumi come quello sul restauro della Villa del Casale redatto dall’istituendo Parco archeologico, o Piazza Armerina dalla Villa al Parco, curato dall’ex sindaco Fausto Carmelo Nigrelli (Università di Catania) insieme a Maria Rosaria Vitale, o, ancora, il Piano di gestione Unesco della Villa, realizzato sempre dal Parco, dove con maggiore attenzione scientifica, sono state fatte tutte le analisi del caso e forniti gli input di risoluzione.
Ma qual è questa ricetta per invertire l’inesorabile corso? Queste le cinque mosse: 1) un unico soggetto responsabile del marchio «Cuore antico della Sicilia», alla cui guida si vedrebbe un manager internazionale individuato con concorso pubblico, 2) un primo quadro essenziale di interventi, tra cui la riorganizzazione del Museo di Aidone, il miglioramento della fruibilità del Parco Archeologico di Morgantina o la creazione del primo Museo di Archeologia Virtuale della Sicilia, 3) miglioramento dell’accessibilità ai siti e creazione di parcheggi, 4) una conferenza scientifica internazionale per colmare il deficit letterario (se paragonato all’enorme pubblicistica sulla Villa del Casale) su Morgantina. È la scoperta dell’acqua calda per chi questi temi li conosce.
Ma il meglio viene con l’ultimo punto, il 5) dove si presenta come nuova l’ipotesi delle «visite notturne, che tra l’altro favorirebbero i pernottamenti nelle vicinanze del sito». Quando, invece, nell’ultimo progetto conservativo della Villa del Casale era stata prevista proprio l’illuminazione notturna «perché ci si attendeva d’incrementare le visite anche nelle ore serali, aveva spiegato a "Il Giornale dell’Arte" Guido Meli, che ha firmato l’ultimo delicato restauro, e nel 2013 ci si è riusciti, da giugno a settembre, tutti i giorni, weekend compresi, ma i numeri sono stati scarsi perché è mancata una campagna di comunicazione sostenuta dall’amministrazione centrale, così, quest’anno (2014, Ndr), a luglio e agosto, si è prorogata l’apertura solo il fine settimana» (cfr. n. 347, nov. 14, p. 10). Ovviamente nessuno ha pensato di sentirlo, Meli. Le risorse finanziarie, quanto meno, non sembrano essere un problema: «Per far partire il progetto basterebbe attingere ai fondi europei per il 2014-2020».
Insomma, poche idee e nemmeno nuove. In questi ultimi cinque anni qualcuno deve avere pensato che l’imperativo dovesse essere quello di dare l’impressione di molto movimento, anche se intorno al nulla. Che quasi ci viene voglia di rievocare quel «Facite ammuina!», ordine impartito nella Real Marina del Regno delle Due Sicilie, nel 1841, in occasione di visite a bordo delle autorità, con cui titolammo un articolo sulla insensata riorganizzazione nel 2010 dell’Assessorato Beni culturali siciliano (cfr. n. 302, ott. ’10, p. 4). Lo spirito borbonico rivive. Con l’apprezzamento pure dei rappresentanti istituzionali intervenuti, dal Capo di Gabinetto del Turismo Angela Antinoro al Dirigente Generale del Dipartimento Beni Culturali Gaetano Pennino e al Presidente Kore Enna Cataldo Salerno, con frasi come: «Ne terremo conto per lo sviluppo del territorio per una sinergia fra Turismo e Beni culturali», o «Perché i Beni culturali sono il volano del Turismo e dello sviluppo delle zone interne!». Anche queste, parole già trite e ritrite.
Ma, poi, strana pubblicazione. Finita di stampare senza edizione né tipografia (obbligatoria per legge), senza riferimenti normativi, con le foto vecchie della Villa del Casale, ancora con la ferraglia arrugginita, invece che dopo il recente restauro. Forse, agli scettici bisognerebbe obiettare che non sono i piani strategici ma chi li sponsorizza quello che conta. La testimonial, non la macchina. Rutelli, che ci ha messo la sua di faccia, assicura: «Ho già parlato con il Governo nazionale: c’è grande disponibilità, occorre presentare un progetto credibile». Appunto, restiamo in attesa del prossimo.

Francesco Rutelli

La Venere di Morgantina al Museo Archeologico Regionale di Aidone
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