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L’interno della «tomba 3» a Vulci

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L’interno della «tomba 3» a Vulci

Ritrovata a Vulci una tomba intatta di 2.500 anni fa

Da una sepoltura femminile fortunosamente sfuggita ai tombaroli dati preziosi sulla composizione dei corredi funebri etruschi

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Arianna Antoniutti

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La scoperta di una tomba etrusca intatta è un evento assai raro e, dal punto di vista scientifico, davvero prezioso. È quanto recentemente accaduto a Vulci, nell’area della Necropoli dell’Osteria, durante uno scavo condotto dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, e dalla Fondazione Vulci. Rimuovendo le lastre di tufo poste a copertura della camera sepolcrale, databile fra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C., è apparso, assolutamente intatto, il corredo della donna defunta e un braciere in bronzo, ancora contenente le ceneri del banchetto funebre. La presenza di uno strumento per la filatura, una fuseruola in ceramica d’impasto, ha consentito di identificare la tomba come sepoltura femminile.

Simona Carosi, responsabile del Parco naturalistico archeologico di Vulci, e del territorio di Montalto e Canino, Comuni nei quali ricade il Parco, ci illustra l’importanza della scoperta: «Una tomba intatta è un ritrovamento decisamente raro, soprattutto per gli etruscologi che operano in Etruria meridionale, perché le nostre necropoli sono state quasi tutte alterate dagli scavatori clandestini, che hanno devastato le tombe e saccheggiato i corredi funebri. Questo ambiente che abbiamo riaperto, per la prima volta dopo 2.500 anni, ci consente di analizzare i reperti nelle loro originarie associazioni».

Perché la tomba non era stata saccheggiata, e in quale contesto di scavo è stata portata alla luce?
Si tratta di una tomba non grande, rimasta intatta perché, fortunosamente, non era mai stata individuata. È posta accanto a un’altra camera sepolcrale, ed evidentemente gli scavatori clandestini, avendo già trovato un primo ambiente, si sono allontanati senza scoprirla. Abbiamo iniziato le attività di scavo in questa parte della Necropoli dell’Osteria, dal 2012. È un’area molto importante che, ormai dieci anni fa, ci ha restituito la Tomba delle mani d’argento. Da quella scoperta, in anni successivi, lo scavo si è ampliato, sono state analizzate tombe nelle vicinanze e infine, dal 2021, ci stiamo soffermando su questo settore, che si trova proprio accanto alla biglietteria del Parco, ed è fittissimo di sepolture databili tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C.
Con la ripresa degli scavi primaverili, siamo ripartiti proprio da qui, in uno scavo condotto assieme con
Carlo Casi, della Fondazione Vulci. Ora c’è un progetto che prevede la messa in sicurezza delle tombe già note (come la Tomba dei soffitti intagliati), che vanno consolidate, e nello stesso momento ci riserviamo di conoscere meglio il settore delle tombe che abbiamo messo in luce.

Com’è composto il corredo della tomba?
Avevamo un’ipotesi sul preciso numero di pezzi che componevano, abitualmente, i corredi funebri, ma i contesti saccheggiati non ci permettevano di esserne certi. Questo ritrovamento ci ha dato finalmente la conferma, si trattava di set ben precisi. Erano servizi per due persone: due vasi per bere, due per versare e così via. Nella tomba appena ritrovata, abbiamo reperito, oltre al corredo di vasi, alla fuseruola e al braciere, uno strumento in ferro, forse un alare per il fuoco, e un’olla cineraria, contenente le ceneri della donna. L’olla era posta su un bancone in pietra, scavato nella roccia, e in basso, sul piano vero e proprio della tomba, era posto il corredo per il banchetto. Altra scoperta molto importante che abbiamo compiuto, è legata all’anfora trovata proprio accanto all’apertura della tomba. Si trattava probabilmente dell’ultimo atto del rito funebre, il vino veniva versato dall’anfora e questa era infine deposta accanto alla porta. Ora i reperti si trovano nel laboratorio di diagnostica e restauro di Montalto di Castro. Probabilmente li esporremo, a breve, in un museo locale. Intanto, dal 18 al 20 maggio, presenteremo questa scoperta e le altre compiute nel territorio, nell’ambito delle giornate di studio «Vulci work in progress».

Che emozioni avete provato nell’entrare nella camera sepolcrale intatta?
È stata un’emozione grande, sembrava di andare realmente indietro nel tempo. Per un archeologo, è il vertice massimo che si possa desiderare: vedere ciò che vedevano gli antichi. Nel momento in cui abbiamo sollevato le lastre di tufo, i nostri occhi hanno visto esattamente quello che, prima di sigillare la tomba, avevano visto gli Etruschi.

L’interno della «tomba 3» a Vulci

Il braciere rinvenuto a Vulci

Arianna Antoniutti, 18 aprile 2023 | © Riproduzione riservata

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Ritrovata a Vulci una tomba intatta di 2.500 anni fa | Arianna Antoniutti

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