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Silvia Mazza
Leggi i suoi articoliCon i suoi quasi 340mila visitatori del 2013 la Villa romana del Casale si è guadagnata il primo posto nella nostra classifica dei complessi archeologici più visitati in Italia (cfr. n. 342, mag. ’14, p. 24), ma fino all’anno scorso il sito Unesco non possedeva una guida ufficiale
Ha colmato, finalmente, questa lacuna La Villa romana del Casale di Piazza Armerina. Guida all’interpretazione degli ornati musivi. Mito e realtà tra gli ambienti della residenza tardo antica (pp. 240, ill. b/n e colore, Kalòs 2013, € 20), curata da Giada Cantamessa e con la premessa di Patrizio Pensabene. Pensata in conclusione del lungo restauro (2007-2012, il progetto però prende avvio nel 2004), la guida dà accesso per la prima volta anche ai non specialisti al pensiero ufficiale degli storici e degli archeologi che hanno studiato il sito (Gentili, Carandini, Settis o Pensabene), fornendo approfondite e aggiornate letture iconografiche di mosaici e dipinti murali, insieme ad accreditate ipotesi sulla destinazione dei diversi ambienti.
La consultazione è resa agile da una chiara architettura: dopo l’introduzione sulla storia del sito, e i capitoli sulla stagione di massimo splendore (IV secolo d.C.), e sugli scavi archeologici, fino a quelli più recenti del 2012 (e che tuttora proseguono), con in mezzo un excursus sulle altre ville tardoantiche in Sicilia, seguono due sezioni, «cronologia» (dalla «villa rustica» del I-III secolo a.C., al periodo bizantino e altomediaevale, all’età arabo-normanna, fino al secolo scorso, con la copertura progettata da Minissi, a partire dal 1957, per arrivare all’ultimo restauro) e «gli ambienti». Quest’ultima costituisce la parte più consistente, la guida vera e propria, dove ogni scheda, organizzata come un ipertesto con rimandi alle altre, è articolata in «Struttura e funzione», «Decorazione pavimentale» e «Decorazione parietale», con una numerazione (ripresa dalla monografia di Andrea Carandini del 1964), che fa riferimento alla pianta riprodotta alla fine del libro, con uno schema per localizzare i contesti e render che restituiscono un’immagine prossima al loro aspetto originario.
Tuttavia, l’impressione generale è che le due intenzioni della pubblicazione, strumento divulgativo e guida all’interpretazione degli ornati, anche durante la visita, non siano state ben contemperate. Le schede, infatti, iniziano dalle terme, seguendo lo schema Carandini, e non il percorso di fruizione pensato con l’ultimo intervento, che prevede che alla dimora si torni ad accedere dall’ingresso originario. Non si dà, inoltre, sufficiente rilievo all’elemento di primo impatto per il visitatore, ovvero la nuova copertura. A essa si fa riferimento con un’espressione non immediata («riconfigurazione della volumetria degli spazi»), né si nomina il nuovo materiale in sostituzione del perspex missiniano: il legno (con camera d’aria ventilata, rivestita in lamina di rame preossidato). Da trasparente, la copertura adesso è opaca, con quello che ciò comporta anche in termini di azzeramento delle ombre portate che prima disturbavano una corretta visione dei mosaici.
Inutilmente si andrà a cercare, inoltre, per esempio i resti del gruppo dell’«Ercole e la cerva Cerinea» nel Sacello dei Lari, perché mentre si precisa quali pezzi si trovino ricollocati in situ, dei frammenti erratici o ritrovati in certi ambienti della villa non si dice dove siano oggi custoditi (Siracusa, Agrigento, Enna e depositi della Villa). Non esiste ancora, poi, una versione almeno in inglese. È evidente, inoltre, la mancanza di un editing finale, come accaduto per un’altra recente pubblicazione della stessa casa editrice, per cui, per esempio, manca la didascalia dell’immagine di copertina e dei render, almeno del primo della serie. E ancora, solo alla fine della scheda del Triclinio absidato, e non in tutte le altre, ci sono le note bibliografiche.
E, invece, una bibliografia essenziale avrebbe potuto trovare posto alla fine del libro come anche un glossario, In realtà, la guida non è che un figlio minore, e troppo sbrigativamente licenziato, di un’opera ben più corposa e scientificamente rigorosa, promossa da Guido Meli, già direttore del Parco archeologico (in pensione da ottobre), a margine dell’ultimo restauro della Villa: Compendio. Villa romana del Casale, da cui sono estrapolati in modo sintetico tutti i materiali, in attesa di una pubblicazione che non si sa, però, nemmeno se mai ci sarà.
La villa romana del Casale di Piazza Armerina. Guida all’interpretazione degli ornati musivi. Mito e realtà tra gli ambienti della residenza tardo antica
a cura di Giada Cantamessa
240 pp., ill. b/n e col.
Kalòs, Palermo 2013
€ 20,00
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