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Marco Riccòmini
Leggi i suoi articoliUn’impresa consumare questo libro dal divano di casa. D’accordo, la prima edizione è del 2013 (ma fu di molto preceduta da un memorabile volume Allemandi del 2007: Il fascino delle biblioteche, con introduzione di Umberto Eco e fotografie di Massimo Listri). Ma che invidia immaginarseli uno con la macchina fotografica a tracolla (Will Pryce), l’altro col taccuino nel taschino della giacca (James Campbell), girare a spese dell’editore per biblioteche; anzi, per edifici per libri (come le chiamano i cinesi).
Il viaggio comincia da Ebla in Siria e finisce nella Biblioteca Nazionale della Repubblica Popolare Cinese a Pechino. È un percorso nello spazio e nel tempo, che ragiona sulla forma dei libri, su come sono stati disposti e sugli aspetti iconografici dell’edificio che li custodiva. Il lettore curioso rimarrà deluso perché non troverà svelati misteri della biblioteca di Alessandria o della torre de Il nome della rosa. Ma sono le fotografie che più fanno male, per così dire. Perché guardandole non si potrà fare a meno di girare sconsolati attorno alla propria stanza confrontandoci con gli scaffali che foderano le pareti dell’Abbazia di Admont, o peggio ancora, del Museo Shiba Ryotaro a Osaka.
E così sorge una domanda: ma oltre ad averne quanti più possibile, quali libri deve avere una biblioteca degna di questo nome? La risposta la suggerisce Gabriel Naudé ne Advis pour dresser une bibliothèque (Parigi 1627): «Non c’è miglior paragone che col prato di Seneca, dove ogni essere vivente trova ciò che va cercando: bos herbam, canis leporem, ciconia lacertum [il bue l’erba, il cane la lepre, la cicogna la lucertola]». In una vera biblioteca ciascuno trova ciò che cerca: meglio avere un po’ di tutto.
La biblioteca. Una storia mondiale, di James W. P. Campbell e Will Pryce, traduzione di Luigi Giacone e Chiara Veltri, 527 pp., 292 ill. col, Einaudi, Torino 2020, € 48

La Biblioteca Pubblica Imperiale a San Pietroburgo, 1905 ca
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