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Quando i banchieri facevano cultura

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Redazione GDA

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Il senese Agostino Chigi (1466-1520), trasferitosi a Roma come banchiere del papa, può essere definito a pieno titolo il più facoltoso mercante del Rinascimento di tutta Europa, grazie alla sua vastissima influenza personale. Il suo ruolo nel determinare il gusto del tempo fu paragonabile al suo impatto sul commercio e sulla politica, e fu secondo solo al papa come committente di Raffaello.

La sua leggendaria residenza trasteverina, la Villa Farnesina, ispirata ai modelli architettonici vitruviani, fu affrescata, oltre che dal Sanzio, da Giulio Romano, Sebastiano del Piombo, Sodoma, e Baldassarre Peruzzi. È ben nota la sua fama di raffinato committente; ma mai, fino a oggi, era stato conosciuto come collezionista di eccezionali esemplari della statuaria antica e della glittica.

Le ricerche accurate della specialista di Rinascimento Costanza Barbieri, che ha scandagliato gli inventari dei Fondi Chigiani della Biblioteca Apostolica Vaticana, dell’Archivio Capitolino e dell’Archivio di Stato di Roma (pubblicati in appendice al testo), hanno ricostruito le «magnificenze regali» esibite nella villa, secondo Pietro Aretino una delle meraviglie della Roma del Rinascimento.

Veniamo così a conoscenza che nelle mani di Agostino si trovavano pezzi del calibro della Gemma con l’aquila e le insegne civiche (o Adlerkameo), documentata nelle collezioni Chigi fino alla morte del figlio di Agostino, Lorenzo Leone. Capolavoro di età augustea, ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna, è il simbolo della nascita dell’impero romano: gli emblemi dell’aquila, della palma e della corona civica sono i segni della riconoscenza del senato a Ottaviano, insignito del titolo di Augusto, per aver salvato Roma dalla guerra civile.
La provenienza del grande cammeo finora poteva essere tracciata solo fino al 1750, nel Tesoro degli Asburgo; ora sappiamo che nel Rinascimento era a Roma, e per Domenico de’ Cammei, esperto conoscitore e intagliatore a sua volta, agente mediceo a caccia di rarità per il Granduca di Toscana, era «uno de’ maravigliosi pezzi che abbia mai veduti».


La Farnesina è oggi un guscio vuoto, ma l’autrice ci conduce per mano a visitare i magnifici apparati di cui era dotata: solo all’interno della villa erano inventariate ben ottanta statue antiche, senza contare quelle nel giardino, quali divinità fluviali e sarcofagi.
Non si trattava solo di una raccolta antiquaria, ma di una disposizione di exempla classici funzionali alla propaganda del magnifico mecenate: nella Sala del Fregio, ad esempio, anticamera/cubiculum di Agostino, erano disposte statue monumentali di divinità ed eroi, fra cui certamente un Ercole, allusivo alle virtù del proprietario di casa.

Nella Sala delle Prospettive, luogo delle cerimonie e dei banchetti, troneggiava la statua ellenistica ora nella Tribuna degli Uffizi, il cosiddetto Arrotino, ma che gli inventari di Agostino indicavano come l’augure etrusco Atto Navio, reso noto da Tito Livio per avere impartito una lezione al re Tarquinio Prisco in merito alla priorità del potere religioso su quello politico, tema più che mai appropriato a casa del banchiere del papa.

La Barbieri aggiunge una nuova prospettiva anche all’interpretazione degli affreschi della Farnesina: l’appassionato proprietario non si contentava di possedere strepitosi pezzi antiquari, ma desiderava vederli «citati» negli affreschi del suo palazzo. È il caso del Sigillum Neronis, ora al Museo Nazionale Archeologico di Napoli, appartenuto a Lorenzo il Magnifico: appartenne ad Agostino che se ne innamorò al punto di farlo riprodurre da Peruzzi nel riquadro raffigurante il suo segno zodiacale nella Loggia di Galatea, il Sole/Apollo in Sagittario.
È questo forse il dato più saliente: le raccolte antiquarie di Agostino non furono mai concepite come muti oggetti in splendido isolamento, al contrario, innescarono la scintilla per innumerevoli processi creativi sul piano figurativo e letterario nella cerchia degli artisti alla corte del magnifico banchiere.

Le «Magnificenze» di Agostino Chigi. Collezioni e passioni antiquarie nella Villa Farnesina, di Costanza Barbieri
364 pp., ill. b/n
Scienze e Lettere, Roma 2014
€ 28,00  

Redazione GDA, 31 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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