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Proletari di tutta Italia fotografatevi

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Walter Guadagnini

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Quarant’anni fa, al Parco Lambro a Milano, si infrangeva forse definitivamente, almeno in Italia, la stagione iniziata una decina di anni prima, fatta di rinnovamento sociale e culturale, una stagione segnata dai grandi raduni di massa, cortei per l’aspetto politico e concerti per quello culturale

Quarant’anni fa, al Parco Lambro, centomila giovani si trovavano per un festival organizzato dalla rivista «Re Nudo». Il festival era stato negli anni precedenti, e ancora voleva essere, il momento in cui la triade «pace, amore e felicità» prendeva letteralmente corpo, accompagnata dalla colonna sonora di tutta la musica ribelle del tempo, dalle formazioni sperimentali, come Stormy Six e Area, ai maestri affermati ma non ancora domi, come Giorgio Gaber, fino ai giovani cantautori dell’ultima generazione, da De Gregori a Venditti.

Ebbene, l’edizione 1976 del Festival del proletariato giovanile divenne invece il luogo della contestazione feroce a quegli stessi beniamini dell’anno precedente, dell’emergere di una violenza ideologica e fisica che porterà alla fine non solo del festival, ma di un’intera fase della cultura giovanile di sinistra, destinata a trasformarsi nella più complessa galassia che caratterizzerà i tardi anni Settanta e i primissimi Ottanta.

A rinverdire la memoria di quella vicenda, contribuiscono oggi le immagini di Dino Fracchia, fotoreporter e partecipante all’evento, oltre 250 fotografie presentate per la prima volta a Forma Meravigli nella mostra «I giorni del Parco Lambro. Continous days, Milano 29/5/1975 - 26/6/1976» (fino all’8 settembre, a cura di Matteo Balduzzi, catalogo Viaindustriae, A+M Bookstore, Colli publishing).

Esposte come un nastro ininterrotto che segue il flusso delle giornate, le immagini di Fracchia narrano senza retorica le persone e gli spazi, le ritualità di un momento cruciale nell’evoluzione della società italiana di fine secolo.

 

Walter Guadagnini, 03 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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