«Sleeping» (1977) di Philip Guston (un particolare) © The Estate of Philip Guston, Hauser & Wirth. Foto Genevieve Hanson

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«Sleeping» (1977) di Philip Guston (un particolare) © The Estate of Philip Guston, Hauser & Wirth. Foto Genevieve Hanson

Philip Guston arriva alla Tate Modern

Mentre la Turbine Hall ospita la grande installazione di El Anatsui, il museo londinese accoglie la retrospettiva al centro di polemiche

A seguito della grande polemica scatenatasi nel 2020, l’ambiziosa retrospettiva itinerante su Philip Guston (1913-80), organizzata in collaborazione con il Museum of Fine Arts di Boston, la National Gallery di Washington e il Museum of Fine Arts di Houston, dal 5 ottobre al 25 febbraio 2024 giunge finalmente in Europa per la sua ultima tappa alla Tate Modern.

Tre anni fa, in concomitanza con lo scoppio dell’epidemia di Covid-19, i quattro musei comunicarono la scelta di rinviare l’esposizione a data da destinarsi. La ragione era quella di aggirare il rischio che l’opera del pittore americano, noto ai più per l’utilizzo di un’iconografia legata al Ku Klux Klan (anche se in senso critico e con l’intento di condannarne le implicazioni razziste), venisse fraintesa in un’epoca segnata dall’assassinio di George Floyd e dall’avvento di Black Lives Matter. Decisione che indignò il mondo dell’arte, provocando una sollevazione generale; una delle voci più esplicite di tale sdegno fu quella del curatore della Tate Mark Godfrey, che un anno dopo, nel 2021, a seguito di una temporanea sospensione, decise di lasciare il museo londinese.

A sostituire Godfrey nella curatela della mostra è subentrato Michael Wellen, specialista di arte latinoamericana. Si è optato per un principio cronologico, in grado di illustrare l’evoluzione negli anni della pratica pittorica di Guston. Figlio di immigrati ebrei in fuga dalle persecuzioni in Ucraina, l’artista (il cui vero nome è Phillip Goldstein) si trasferì con la famiglia a Los Angeles nel 1922. Pittore autodidatta, dotato di una spiccata sensibilità a temi di natura politica e sociale, nel 1934 si recò in Messico insieme ai colleghi Reuben Kadish e Jules Langsner, per realizzare un grande murale di protesta: si tratta di «The Struggle Against Terrorism», di cui la Tate presenta in questa mostra una proiezione in scala reale.

A Londra è possibile ammirare lavori del periodo astratto di Guston, che ebbe inizio negli anni Cinquanta, quindici anni dopo il suo trasferimento a New York: fra questi vi sono «White Painting I» (1951), che segnò la sua consacrazione a membro della New York School (insieme a Pollock, De Kooning e Mark Rothko), e il magnetico «Passage» (1957-58).

Fu alla fine degli anni Sessanta che l’artista abbandonò l’astrazione per riabbracciare la figurazione: è questo il momento in cui caricature di figure incappucciate fanno la loro comparsa nella sua pittura, allegorie di una società contemporanea complice di violenze e razzismi. Famigerata è la risposta della critica e dei colleghi del tempo alla personale che tenne alla Marlborough Gallery nel 1970, dedicata interamente a questi nuovi dipinti: una reazione di indignazione (simile a quella che oggi, per ragioni opposte, ha animato la scena dell’arte dinanzi alla decisione di procrastinare questa stessa retrospettiva), per cui la nuova direzione di Guston veniva associata a un imperdonabile tradimento nei confronti dell’astrazione.

Oltre a una selezione dei dipinti con figure alla Ku Klux Klan e a una serie di paesaggi romani (realizzati durante un soggiorno in Italia), la mostra londinese si conclude con i lavori dell’ultima fase della carriera di Guston, in cui immagini da sogno e personaggi da incubo si materializzano all’interno di scene desolate, caratterizzate da crude tonalità di rosa e rosso. Fra questi «Sleeping» (1977), epilogo dell’esposizione alla Tate e opera conclusiva di un corpus di dipinti in cui l’artista rappresenta sé stesso a letto, vulnerabile e ritiratosi in una dimensione sognante: il sonno come unica protezione contro un mondo illogico e privo di senso.

«Sleeping» (1977) di Philip Guston (un particolare) © The Estate of Philip Guston, Hauser & Wirth. Foto Genevieve Hanson

Federico Florian, 03 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

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