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Luciano Ventrone, «L'enigma del tempo», olio su tela di lino, 2009-2010

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Luciano Ventrone, «L'enigma del tempo», olio su tela di lino, 2009-2010

Pescara, le nature morte di Luciano Ventrone sono oggetti semiotici

Giorgio D'Orazio

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Pescara. Non sembra esserci solo un «punto di vista» per rileggere filologicamente le nature morte di Luciano Ventrone nelle intenzioni di Mariano Cipollini, curatore della mostra allestita in 13 sale del Museo delle Genti d'Abruzzo di Pescara.
Il vernissage del 4 febbraio (ore 17,30), aprirà al percorso di opere, visibili fino al 9 aprile, provenienti sia dalla raccolta del maestro (l'esposizione è promossa dall'Archivio Ventrone) sia da collezioni private e pubbliche. Una mostra tesa a riconsiderare e rivedere alcuni aspetti fondamentali che fanno di Ventrone un artista delle avanguardie, come nota il curatore, perché «i lavori dell’ultimo ventennio sono messi in relazione con le sperimentazioni che l’hanno formato, dai primi anni '60, per circa un quindicennio, sotto la guida iniziale di Capogrossi». Secondo Cipollini, Ventrone è artista a cui appartiene una matrice concettuale la quale, «pur contraddicendosi nel passare attraverso i canonici riferimenti riconducibili a forme artistiche giudicabili e comprensibili, ne manifesta altresì contenuti e concetti che si ristrutturano ex novo attraverso una significazione che, nel suo caso, se non passasse attraverso le nature morte, sarebbe difficilmente esprimibile».
Dalle molteplici sfaccettature di «Punti di Vista» emerge un Ventrone maturo e complesso che con i suoi lavori, veri e propri «oggetti semiotici», oltre a fornirci nozioni teoriche collaudate, trasforma una nuova intuitiva descrizione in una vera interpretazione, come sottolinea ancora Cipollini.

Per info: www.gentidabruzzo.it

Luciano Ventrone, «L'enigma del tempo», olio su tela di lino, 2009-2010

Giorgio D'Orazio, 19 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

Pescara, le nature morte di Luciano Ventrone sono oggetti semiotici | Giorgio D'Orazio

Pescara, le nature morte di Luciano Ventrone sono oggetti semiotici | Giorgio D'Orazio