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L'ingresso del WAM di Vienna. Foto © Flavia Foradini

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L'ingresso del WAM di Vienna. Foto © Flavia Foradini

Percorso a ostacoli per il nuovo WAM, il Museo dell’Azionismo Viennese

Su due piani e in sette capitoli, il museo possiede fra l’altro 800 dipinti dei «quattro cavalieri» Günter Brus (scomparso lo scorso febbraio), Otto Muehl, Hermann Nitsch e Rudolf Schwarzkogler. All'orizzonte una mostra con il Museo del Novecento di Firenze

Flavia Foradini

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Nato sotto forma di società a responsabilità limitata, privo di sovvenzioni pubbliche e dedicato precipuamente ai quattro cavalieri dell’Azionismo Viennese Günter Brus (scomparso lo scorso 10 febbraio a 85 anni), Otto Muehl, Hermann Nitsch e Rudolf Schwarzkogler, il WAM (Museo dell’Azionismo Viennese), inaugurato il 15 marzo, pare un’acrobatica scommessa: sono ingenti infatti i contorni economici dell’investimento sull’acquisto di una vasta collezione, sul restauro e adattamento di un’ex galleria nel cuore della capitale austriaca per destinarla a sede del nuovo museo, sul finanziamento di un lavoro preparatorio di un anno e mezzo e, infine, sui 700mila euro all’anno che la direzione prevede di dover destinare alla gestione.

In più, l’inaugurazione nel cuore della capitale austriaca ha rinfocolato il dibattito sulla valenza e le implicazioni del movimento artistico del Wiener Aktionismus, annoverabile fra i più importanti del XX secolo in Austria ma fortemente controverso per la sua estrema radicalità.
Non stupisce dunque che alla cerimonia di apertura gli ideatori della nuova istituzione abbiano tenuto un basso profilo, non siano intervenuti per spiegare il loro progetto e abbiano lasciato campo libero al team operativo: in primis la giovane direttrice e studiosa del Wiener Aktionismus, Julia Moebus-Puck, e l’assai apprezzata curatrice Eva Badura-Triska: «Io sono l’iniziatore, il mio compito è finito con l’istituzione del museo», ci ha detto gentile e risoluto il motore primo dell’intera iniziativa, il gallerista Philipp Konzett, mentre si teneva in disparte osservando la folla.
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La prima esposizione dal titolo «Che cos’è l’Azionismo Viennese?» (fino al 31 gennaio 2025) ha circoscritto la propria indagine ad acque relativamente sicure: approfondisce infatti le origini del movimento attorno al 1957 e non va oltre il 1973, anno in cui le cronache registrarono l’insediamento della «Kommune» voluta da Otto Muehl nel podere di Friedrichshof ed ebbe inizio l’esperimento socio artistico che all’inizio degli anni ’90 vide l’artista condannato, fra l’altro, per abusi su minori. Un’avventura dai contorni foschi, che si è riverberata negativamente anche sugli altri tre artisti e ha prodotto il doloroso retaggio di oltre 100 bambini cresciuti senza volerlo in un ambiente sempre più degradato da vessazioni psicofisiche. Divenuti adulti, quei minori hanno cercato di stemperare i traumi riunendosi in un gruppo (Mathilda), che in questi giorni si è detto ferito dalla volontà di dar vita al WAM.

Su due piani e in sette capitoli, la scelta delle opere esposte manifesta con chiarezza il progressivo distacco dei quattro artisti dalla pittura su tela, che all’inizio delle loro carriere avevano frequentato con esiti positivi. Fra questi spiccano diversi dipinti di Nitsch e un lavoro informale di grandi dimensioni di Günter Brus, acquistato tre anni fa in asta da un collezionista privato per 750mila euro, facendo avanzare l’artista al vertice delle quotazioni per un austriaco contemporaneo. Ed è probabilmente proprio il corpus di oltre 800 dipinti acquisiti dal WAM che promette anche per il futuro interessanti novità nello studio e nella conoscenza delle radici del gruppo.
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Resterà da vedere se nelle «200 e più mostre» che il team vede al proprio orizzonte, il WAM si confronterà in profondità anche con gli sviluppi e le attività degli esponenti del Wiener Aktionismus dopo il 1973, e se spiegherà non solo il radicamento dell’Azionismo in certe ascendenze moderniste viennesi ma anche l’uguale importanza per la storia dell’arte austriaca che Eva Badura-Triska vede per i due movimenti.

Oltre alla volontà di essere accolto nel consesso dell’Icom, fra le iniziative del WAM per il prossimo futuro figura il progetto di una mostra con il Museo Novecento di Firenze, incentrata su Rudolf Schwarzkogler, morto a 29 anni nel 1969, un’iniziativa seguita da Marcello Farabegoli, ex curatore della collezione di Friedrichshof dal 2020 al 2022 e ora in forza al WAM per le cooperazioni internazionali.

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Flavia Foradini, 18 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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Percorso a ostacoli per il nuovo WAM, il Museo dell’Azionismo Viennese | Flavia Foradini

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