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Silvia Mazza
Leggi i suoi articoliIl Museo di Aidone sarà privo dei suoi capolavori: meglio chiuderlo? Intanto è in stallo la politica siciliana dei prestiti internazionali
Farebbero prima a chiuderlo, il Museo Archeologico di Aidone, o a trasportarlo tutt’intero miracolosamente in volo, come la Santa Casa di Loreto, verso la vetrina espositiva più gradita ai nostri politici. Un artista, Francesco Vezzoli, ci aveva davvero provato con un’ex chiesetta calabrese, smontata pezzo per pezzo per essere ricomposta al MoMA PS1. L’alternativa è che, con gli Argenti rientrati il 27 gennaio scorso al Met e gli Acroliti di Demetra e Kore in partenza per l’Expo di Milano, al museo nell’entroterra siciliano ci si rassegni all’idea di un’identità menomata per lungo tempo, con visite in caduta libera.
Per gli Acroliti, però, potrebbero ancora esserci margini d’azione. La partita dei prestiti alla volta della vetrina milanese sembra essere quella a chi dimostri maggiore determinazione e alla fine riesca a spuntarla tenendosi stretto il proprio gioiello. Ci sono riusciti a Reggio Calabria con i Bronzi di Riace o a Cremona con un Arcimboldo, e recentemente anche agli Uffizi con il loro Leonardo residuo. Ad Aidone si gioca la carta della perdita contemporanea di due opere fondamentali del patrimonio esposto. Anche Malcolm Bell, direttore degli scavi americani a Morgantina, ha deciso di fare sentire tutta la sua opposizione con una lettera al sindaco: «Le grandi opere non dovrebbero divenire casuali ambasciatori mondani, la loro bellezza e significato storico sono qualità meglio apprezzate nel loro contesto originario».
Per quello altrimenti noto come Tesoro di Eupòlemo, invece, come stessero le cose era già chiaro un anno fa, quando l’allora assessore ai Beni culturali siciliani Mariarita Sgarlata, la stessa del decreto delle 23 opere, compresi gli argenti, di cui la Regione «limita» (non «vieta») il prestito, ci aveva detto: «Non intendiamo tradire lo spirito dell’accordo». Le regole non si cambiano a partita in corso, così gli americani non ne hanno voluto sapere di proposte alternative allo scellerato accordo che nel 2006 stabilì che la collezione di 16 pezzi di argento dorato, restituita nel 2010, debba imbarcarsi ogni quattro anni alla volta del museo di New York e per altrettanti sia rimpatriata ad Aidone, con un pendolarismo della durata quarantennale. In cambio il Met invierà una selezione di gioielli ciprioti della collezione Cesnola e una «Santa Rosalia» di Van Dyck, da esporre però a Palermo, a Palazzo Abatellis. Resta da vedere se, almeno, si riuscirà a ridurre il prestito al quadriennio 2015-18, senza possibilità di replica, come auspicava uno degli assessori «meteora» siciliani Giusy Furnari. Certo non gioca a favore della Sicilia l’aver restituito i pezzi argentei in condizioni peggiori di come le erano stati consegnati dagli americani, che, infatti, li stanno restaurando.
Ma le restituzioni non sono finite. C’è anche una Testa di Ade, «uno (sconosciuto) bellissimo reperto, unico nel suo genere, una testa maschile barbata in terracotta policroma, ci racconta l’archeologa Serena Raffiotta, trafugata e formalmente restituita dal Getty nel gennaio 2013 riconosciutane la provenienza da Morgantina, rimasta al buio nei magazzini del museo di Malibu». Sembra che ci sia ancora da stabilire la formula di restituzione, probabilmente tramite «accordo bonario» con valigia diplomatica in consegna ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio.
Per Fabio Granata, coordinatore nazionale di Green Italia e già assessore regionale ai Beni culturali siciliani, è «paradossale e vergognoso il prestito agli Stati Uniti i cui musei hanno spesso svolto ruolo di oggettiva “ricettazione” di tasselli inestimabili del nostro patrimonio cultuale».
La verità è che, dopo la prova di forza nel 2013 con la lista delle «opere blindate», dell’allora annunciata «nuova stagione siciliana della reciprocità dei prestiti» non c’è stata traccia. D’altra parte, come dare continuità a una linea di politica culturale con un Governo instabile come quello Crocetta, che in solo due anni ha cambiato ben quattro assessori ai Beni culturali? Risultato, c’è molta incertezza per le mostre internazionali in programma quest’anno in Sicilia: «Caravaggio e i suoi seguaci», a carico del Cleveland Museum, che avrebbe, tra l’altro, prestato la «Crocifissione di sant’Andrea» del Merisi, in contropartita al prolungamento di quella mostra sulla Sicilia nel museo americano oggetto di un contenzioso nell’estate 2013; e quella in Sicilia con prestiti dal British Museum, tra marzo e luglio, in concomitanza con Expo, che avrebbe anticipato (quale contraccambio) quella sulla Sicilia dalla preistoria all’Ottocento, prevista al museo londinese nel 2016.
Trasporto e assicurazione a carico dei museo stranieri, ma in Sicilia non sono stati ancora garantiti i fondi per l’allestimento. L’assessore ai Beni culturali siciliani Antonino Purpura ci dice, per la prima, di essere «in attesa di conoscere il termine del restauro della tela del Caravaggio» e, per quella al British, «di incontrare i responsabili del museo in marzo». Cambi di programma difficili da digerire da parte di istituzioni museali straniere abituate a serie programmazioni, che non possono essere cancellate dall’oggi al domani.
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