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Lidia Panzeri
Leggi i suoi articoliAperte a piano terra sette sale, sponsor Samsung, in attesa dei restauri al primo piano, previsti quest’anno
Con il tempo il progetto delle Grandi Gallerie dell’Accademia sta assumendo un suo profilo, ben lontano dall’essere definitivo ma già riconoscibile. Come primo passo c’era stato il restauro del piano terra, delimitato dallo splendido cortile palladiano che ha permesso di raddoppiare l’area espositiva da 6 a 12mila metri quadri. Firmato dall’architetto Tobia Scarpa e diretto dalla soprintendente Renata Codello, fu avviato dal 2005 e concluso nel 2013, anche se i tempi del collaudo hanno di fatto reso agibili i nuovi spazi soltanto nella primavera del 2015.
A maggio, infatti, sotto la guida della soprintendente del Polo Museale, ora disciolto, Giovanna Damiani, grazie alla sponsorizzazione della Samsung furono inaugurate le prime cinque sale del nuovo percorso a piano terra, con le opere del Seicento, gli affreschi del Settecento e i ritratti dei pittori che insegnarono all’Accademia di Belle Arti. Sempre a maggio, le gallerie si aprivano all’arte contemporanea con la mostra «Città Irreale» di Mario Merz, negli spazi al piano terreno della Chiesa della Carità, dove sono previste le mostre temporanee con ingresso indipendente.
Poi sono subentrati tutti i rivolgimenti amministrativi previsti dalla riforma Franceschini fino alla nomina, diventata effettiva il primo dicembre scorso, di Paola Marini alla direzione delle Gallerie, uno dei venti supermusei italiani dotati di autonomia.
Da ultimo (almeno per ora), il 29 gennaio si sono inaugurate altre sette stanze, su progetto scientifico di Giulio Manieri Elia e di Roberta Battaglia e, per l’allestimento, di Tobia Scarpa. Il focus è tutto su Canova (ancora protagonista in città, dopo i riallestimenti, lo scorso autunno, del Museo Correr nell’ambito del progetto «Sublime Canova»). Un’iniziativa resa possibile dal sostegno di The Venice International Foundation-Friends of Venice, presieduta da Franca Coin, e dal Comitato Unesco Venice in Peril, presieduto da Jonathan Keates.
Canova fu prodigo nel donare sue opere, alle quali vanno aggiunte quelle acquistate da Leopoldo Cicognara, direttore dell’Accademia, a partire dal 1808. Si tratta perlopiù di modelli in gesso e, forse per questo, ingiustamente sottovalutati: le sei metope inviate nel 1822; i due leoni per il monumento a papa Rezzonico in San Pietro; un giovanile gesso dei «Lottatori» e il gruppo della «Pietà».
Il culmine del percorso è nella luminosa galleria che si affaccia sul cortile e nel celebre ambiente del «tablino», capolavoro di Palladio, dove fine a pochi anni fa era conservata la mano dell’artista, ora nel duomo di Possagno. Qui sono collocati il gesso del pugilatore «Creugante» (1802) e il ritratto di «Madama Letizia», madre di Napoleone, insieme a quello del Cicognara, di cui è esposta anche la cattedra in stile impero, disegnata da Giuseppe Borsato.
Oltre a Canova, il nuovo percorso espone anche una decina di ritratti, tra i migliori, di Rosalba Carriera e due dipinti di Francesco Hayez, compreso l’emozionante «Distruzione del tempio di Gerusalemme», considerato il suo testamento spirituale. A piano terra rimangano ancora disponibili, in attesa di sponsorizzazione (ancora di Samsung?) i due saloni principali.
Quanto al primo piano, dove ha sede la collezione storica, il restauro, auspica Paola Marini, dovrebbe iniziare a fine 2016. «Gallerie aperte per restauro», come da prassi.
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