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Coppa Barovier, 1470-1480

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Coppa Barovier, 1470-1480

Murano è il vetro

Lidia Panzeri

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«Per la sua contiguità con il luogo della produzione, tuttora attiva, il Museo del Vetro di Murano, non teme rivali a livello internazionale». Ne è convinta Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia. Del resto, precisa sempre Belli, nel nuovo allestimento si è tenuto conto di questo fattore. Lo stesso museo, inoltre, può vantare almeno un altro primato: l’estensione cronologica della sua collezione, che parte dai vetri archeologici del I-II secolo d.C., comprende la riscoperta di questo materiale che dà il via a un nuovo Rinascimento nel XV secolo e, infine, con il capitolo del design, approda alla produzione contemporanea. Tutti motivi che concorrono a farne, con i suoi 110mila visitatori l’anno, il museo lagunare più frequentato, fatta eccezione per Palazzo Ducale e per il Correr.
Dopo una breve interruzione causa lavori, riapre l’8 febbraio arricchito di un nuovo spazio espositivo di circa mille mq, nelle ex Conterie. Qui si producevano le tipiche perle di vetro a uso ornamentale, che saranno esposte, insieme alle murrine, al primo piano del nuovo edificio. La ristrutturazione è costata 1,2 milioni di euro (finanziamenti pubblici di Regione e Comune, ottenuti grazie all’Unione Europea), a cui vanno aggiunti i 300mila euro investiti dalla Fondazione Musei per il progetto museografico, coordinato dalla stessa Belli, insieme alla responsabile del museo, Chiara Squarcina, per l’allestimento di Daniela Ferretti. Il progetto di restauro è, invece, firmato da Daniela Andreozzi e Roberto Benvenuti. Gli spazi, articolati in un piano terra e in un primo piano, sono ampi e adatti anche all’esposizione di sculture, luminosi, affacciati sul canale e improntati a un elegante minimalismo. La mostra d’esordio è un omaggio a Luciano Vistosi, maestro del vetro, scomparso nel 2010. L’acquisizione della nuova ala ha posto anche le premesse per un rinnovamento radicale delle collezioni permanenti, nella sede tradizionale di Palazzo dei Vescovi. Il percorso inizia con la grande sala dedicata ai maestri del Rinascimento, dove è esposta la celebre coppa Barovier. In fondo si accede a uno spazio più ristretto, una specie di scrigno, dall’illuminazione attenuata, dove, in apposite nicchie, sono collocate le olle funerarie del I-II secolo d.C. Si prosegue con le due sale del Settecento, caratterizzate, per la prima metà del secolo, dalla produzione di vetri non trasparenti, in calcedonio e lattimo. La seconda metà è già decadente e, tuttavia, registra dei vertici creativi come lo scenografico trionfo da tavola e i preziosi specchi, tanto invidiati da Colbert. Eccezionale la serie di vetri colorati «fixé» con la riproduzione dei quadri di Pietro Longhi. Poi il gusto vira verso lo stile boemo, prevalente anche nel periodo austriaco. La rinascita, a fine Ottocento, porta il nome di Antonio Salviati, che s’ispira alla produzione londinese per realizzare i suoi calici colorati. Il capitolo conclusivo è dedicato al design del Novecento: Alfredo Barbini, Napoleone Martinuzzi e Archimede Seguso come protagonisti.
Anche nell’edificio antico sono stati ricavati, a piano terra, due nuovi spazi: da una parte, una sala accoglienza con proiezioni sulle diverse tecniche produttive e, dall’altra, una sala per mostre temporanee o rotazione della collezione. Fattore non trascurabile: tutti gli ambienti sono accessibili ai disabili. A coronare il tutto, nel cortile, la grande muraglia di Pietro Consagra (1970).



Il nuovo ampliamento nelle ex Conterie.

Coppa Barovier, 1470-1480

Lidia Panzeri, 11 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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