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Catherine Hickley
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Nel 2004, dieci giorni dopo l’incendio che inghiottì la Herzogin-Anna-Amalia-Bibliothek di Weimar (la biblioteca della duchessa Anna) divorando un tesoro della cultura nazionale tedesca, il giornale «Berliner Zeitung» dichiarò la biblioteca «impossibile da salvare», affermando che sarebbe stato «stupido» tentare di restaurare i volumi. Per lo staff della biblioteca invece non c’erano dubbi: bisognava salvare quanti più volumi possibile.
Furono circa 50mila i libri ridotti in cenere e persi per sempre ma, dodici anni dopo, un nuovo allestimento permanente nella biblioteca presenta il percorso di recupero di altri 118mila tomi. All’inizio di quest’anno, 95.660 volumi sono stati restaurati. «Un singolo laboratorio di restauro avrebbe rinunciato di fronte al quantitativo immenso di libri, spiega Michael Knoche, direttore della biblioteca. Abbiamo collaborato con diversi laboratori e organizzazioni in tutto il mondo, mantenendo comunque una qualità elevata. Si è trattato di un progetto epocale in termini di quantità e ha cambiato la prospettiva dei restauratori rispetto al mondo dei libri». L’incendio, il 2 settembre 2004, originato da un impianto elettrico vetusto e difettoso, ha devastato l’edificio storico in stile rococò, sito patrimonio dell’umanità Unesco, poco prima dell’inizio di un lungo intervento di ristrutturazione. Tra i tesori danneggiati e distrutti, le collezioni musicali di Anna Amalia e della figlia dello zar Paolo I, la granduchessa Maria Pavlovna, una rara collezione di oggetti della tradizione ebraica e 37 dipinti dal XVII al XIX secolo.
La notte dell’incendio, una catena umana di operai, dipendenti della biblioteca e volontari mise in salvo migliaia di testi. 47 tonnellate di libri furono trasportate al Centro per la Conservazione del Libro di Lipsia, dove furono avvolti in bende e congelati. La mostra prende in esame le conseguenze del fuoco, del calore e dell’acqua sulla carta, il cuoio e la pergamena e comprende libri, frammenti, modelli e video per spiegare le diverse tecniche di restauro. Ben 25mila volumi, definiti «libri di cenere» furono ridotti in frammenti e vennero recuperati dai container.
Nel 2004, questi resti erano impossibili da restaurare per via del lavoro manuale che l’intervento avrebbe richiesto, ma più di 600mila pagine oggi sono state recuperate. I restauratori della biblioteca hanno brevettato un sistema grazie al quale diverse pagine danneggiate e fragilissime possono essere simultaneamente trattate, umidificate, messe in sicurezza e trasportare in appositi contenitori. Nel frattempo l’edificio della storica biblioteca è stato restaurato (costo 13 milioni di euro) e ha riaperto nel 2007. Restaurare i libri costerà di più e richiederà un tempo più lungo. Alla fine del 2015, si sono raccolti 40,5 milioni di euro su un costo stimato in 67 milioni. La biblioteca ritiene che ci vorranno altri otto anni per ultimare i lavori sui «libri di cenere» e recuperare i rari manoscritti musicali danneggiati.
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