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Constanza Ontiveros Valdés
Leggi i suoi articoliIl percorso messicano Wixárika, che attraversa siti sacri fino a Wirikuta (Tatehuarí Huajuyé), è entrato a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco all’inizio di questo mese: il 36mo sito incluso del Paese e, per molti versi, il più singolare. Esteso per 500 chilometri attraverso cinque stati, il corridoio di pellegrinaggio bioculturale culmina a Wirikuta, nello stato di San Luis Potosí, dove si consuma ritualmente l’hikuri (peyote). Ricco di biodiversità, il percorso è centrale per la cosmologia Wixárika, che integra uomini, antenati e natura.
È la prima volta che una tradizione vivente indigena messicana viene iscritta come paesaggio culturale associativo seriale ai sensi della Convenzione sul Patrimonio Mondiale del 1972. Il riconoscimento è il risultato di oltre 30 anni di attività di sensibilizzazione dei Wixáritari e sottolinea l’urgente necessità di conservazione, sostenibilità e regolamentazione efficace del turismo e dell’industria locali.
Nonostante si siano dovuti adattare al cambiamento e al progresso, i Wixáritari, uno dei 70 gruppi indigeni documentati in Messico (circa 60mila persone parlano la loro lingua madre, secondo un censimento del 2020), hanno mantenuto vive le tradizioni sia grazie alla propria condizione di isolamento geografico ma soprattutto alla perseveranza.
«I Wixárika si distinguono per il fatto che, provenendo da un’antica tradizione mesoamericana, sono tra i pochi ad aver mantenuto viva questa eredità», spiega Humberto Fernández, cofondatore di Conservación Humana. L’organizzazione messicana senza scopo di lucro collabora da tempo con le comunità Wixárika per proteggere il loro patrimonio, dapprima attraverso i decreti sul patrimonio nazionale e recentemente ha portato avanti la candidatura a Patrimonio Unesco. «L’iscrizione è legalmente vincolante», aggiunge, e quindi bisogna fare pressione sul Governo messicano per garantirne la protezione a lungo termine.
L’itinerario, descritto nell’elenco dell’Unesco come una «treccia di sentieri», comprende 20 siti sacri tra Jalisco, Durango, Nayarit, Zacatecas e San Luis Potosí, caratterizzati principalmente da enclavi naturali. Il cammino, della durata di circa un mese, fa parte del calendario rituale Wixárika, scandito da danze, offerte e canti. Ma il pellegrinaggio non è per tutti: i mara’akate o sciamani di ogni comunità si recano dalla Sierra Madre occidentale a Wirikuta in un viaggio spirituale per garantire il successo del ciclo della milpa e il benessere della comunità.
«Ogni sito ha una funzione rituale che prevede cerimonie e offerte e culmina nel nostro punto cardinale orientale Wirikuta, dove risiede la nostra divinità, il cervo blu sacro», racconta Sofía García, responsabile della comunicazione del Consejo Regional Wixárika, l’organizzazione comunitaria che ha promosso la candidatura.
Anche l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (Inah) del Messico ha sostenuto l’iniziativa. «Questo è un atto di giustizia per i Wixáritari, che hanno perseguito questa iscrizione per oltre 30 anni, con maggiore enfasi dal 2003, quando si sono rivolti formalmente all’Inah, afferma Francisco Vidargas, direttore del patrimonio mondiale dell’Inah. L’Inah intende continuare a fornire questo sostegno, sempre rivolto alle esigenze delle comunità Wixárika».

Un tratto del percorso di pellegrinaggio Wixárika. Courtesy Ruta Wirárika
Patrimonio ancora a rischio
Come altre comunità indigene, i Wixáritari devono affrontare molte sfide, tra cui i problemi con l’industria mineraria, come dimostrano le 78 concessioni, ora inattive, di aziende locali e straniere a Wirikuta, nonché le minacce dell’agricoltura industriale. I Wixárika si oppongono da tempo all’attività mineraria. «Abbiamo organizzato diverse proteste e nel 2012 abbiamo ottenuto una risorsa legale per fermare le attività estrattive», dice García, aggiungendo che si attende una risoluzione definitiva. «Gli ecosistemi lungo il percorso sono in pericolo, con molte specie endemiche e sacre come l’aquila reale a rischio», prosegue Fernández.
Un’altra preoccupazione, in particolare a Wirikuta, è il fascino del peyote per il «turismo psichedelico», che minaccia la pianta succulenta. «Questo è un luogo sacro, non è folkloristico e deve essere rispettato», dichiara García, riferendosi al turismo non regolamentato che ha colpito anche Chapala (a Jalisco) e La Isla del Rey (Nayarit). L’hikuri è riservato ai mara’akate e prevede rituali legati a ogni specifica comunità.
Il Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti (Icomos), un’organizzazione che funge da organo consultivo del Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, raccomanda di sviluppare un piano di gestione per ogni sito. «I Wixárika svilupperanno i piani in base alle loro tradizioni e alle loro esigenze», auspica Vidargas.
Altre misure necessarie per garantire la longevità dell’itinerario Wixárika, citate dal direttore dell’Unesco Messico Andrés Morales in una conferenza stampa del 15 luglio, includono l’interruzione dell’attività estrattiva, la limitazione dell’espansione abitativa, la garanzia del libero passaggio attraverso l’itinerario e il potenziamento dei meccanismi di partecipazione comunitaria.
Nonostante l’attenzione prestata ai problemi di conservazione, l’iscrizione non è priva di controversie. L’Unión Wixárika de Centros Ceremoniales de Jalisco, Durango y Nayarit, un altro gruppo Wixárika, ha espresso preoccupazione, citando la mancanza di partecipazione e chiarezza da parte della comunità. Una dichiarazione rilasciata dal gruppo recita in parte: «Questo elenco è un concetto estraneo al popolo Wixárika, scollegato dalle nostre energie e dagli elementi sacri, dai nostri mara’akate, dalle generazioni future e persino dalla nostra lingua». Vidargas afferma che le conversazioni con l’Unión Wixárika sono in corso.
«Si è trattato di un lungo processo che ha coinvolto il lavoro dei nostri mara’akate, gli studi condotti da Conservación Humana e l’instancabile perseveranza delle nostre comunità, racconta Sofía. Ciò che ci interessa di più è la difesa dei siti sacri, tutti minacciati».
A livello globale, l’iscrizione del percorso Wixárika fa parte del crescente sostegno dell’Unesco alle candidature di comunità indigene sin dal 2018: «Continua il riconoscimento da parte dell’Unesco di luoghi per il loro valore culturale indigeno, una tendenza vista, ad esempio, nell’iscrizione del Pimachiowin Aki del Canada (aggiunta nel 2018) e del Budj Bim Gunditjmara Country dell’Australia (2019)», ha rimarcato Luke James, esperto di patrimonio mondiale, aggiungendo che questo processo prevede poi una gestione autonoma da parte dei gruppi indigeni.
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