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Maestri d’alchimia

Francesca Romana Morelli

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La capacità di Alberto Burri di rendere viva e densa di significati la materia ha sempre colpito i giovani artisti. Prendendo al volo lo spunto del centenario della nascita dell’artista (1915-95), dal 28 marzo al 31 luglio, la Bibo’s Gallery propone un confronto tra lui e Davide D’Elia (1973), sulla base della comune capacità di confrontarsi con l’alterazione delle materie extrapittoriche.

Di Burri è in mostra una quindicina di opere, tra le quali spiccano una «Muffa» (1951) di grande formato, dipinta con pigmenti a olio mescolati alla pietra pomice, e una «Combustione» (1953-54), in cui colla Vinavil, tabacco e residui di cenere lacerano la carta. Si segnalano inoltre alcune opere grafiche eseguite dagli anni Sessanta in poi. D’Elia è interessato all’alterazione della materia (muffa coltivata sulle tele, superfici di muri, oggetti d’epoca o del vivere quotidiano) bloccata nel suo divenire con un antivegetativo.

A Todi presenta una ventina di lavori in «Tiepid Cool» (2014) una vernice antivegetativa verde-azzurro, la stessa che si passa sulle carene delle navi per proteggerle da forme parassitarie marine, qui usata per scialbare uno specchio antico. Un gesto di cancellazione, che sembra voler mettere alla prova la vitalità dell’immagine, ma anche della realtà stessa e della storia nella nostra memoria.

Francesca Romana Morelli, 09 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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Maestri d’alchimia | Francesca Romana Morelli

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