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Giusi Diana
Leggi i suoi articoliIn via Quintino Sella, una traversa di viale della Libertà, nel primo piano di Palazzo Rutelli, ha sede la Galleria Prati, fondata nel 1979 dall’antesignana dei galleristi siciliani: Franca Prati. Tra le mostre storiche della sua galleria, vi sono quelle di Pablo Picasso, Hans Hartung e Max Ernst, tra le più recenti, invece, la personale dell’artista sarda Simona Cavaglieri (classe 1974), intitolata «I colori del Quotidiano», lo scorso dicembre, e la collettiva «I Dialoghi dell’Arte». Nella sua carriera Franca Prati ha stretto importanti collaborazioni con gallerie private e istituzioni pubbliche. Ce ne parla in questa intervista rilasciata ai lettori del «Vedere a Palermo e in Sicilia» .
Come e con quali artisti ha aperto la galleria?
Grazie alle mie frequentazioni e alla mia formazione fuori Palermo, sin dall’inizio ho esposto opere di grandi artisti del Novecento. Ho inaugurato la galleria il 5 maggio del 1979 con una collettiva con opere di Andy Warhol, Pablo Picasso, Joan Miró e Salvador Dalí. Sono stata la prima a portare a Palermo le incisioni di grandi artisti internazionali come Picasso, di cui feci anche una monografica con la serie erotica. Ricordo in quell’occasione una visita di Salvatore Fiume, che mi venne a trovare e comprò due incisioni del genio andaluso. In quegli anni esponevo anche opere di Hans Hartung e Max Ernst. Poi iniziai a collaborare con lo Studio Marconi di Milano esponendo i più importanti artisti italiani di quegli anni: Mimmo Rotella, Valerio Adami, Ugo Nespolo e Lucio Del Pezzo. Riuscii a fare tre mostre di Emilio Tadini, tre di Mario Schifano, poi Tano Festa, Franco Angeli, il gruppo Forma 1, Piero Dorazio, Carla Accardi e, ancora, Renato Guttuso e Giuseppe Migneco. Ho sempre preferito lavorare con i protagonisti. Dopo avere avviato la collaborazione con lo Studio Marconi ho iniziato quella con la Galleria Forni di Bologna e ho esposto tutta la Pop art italiana e poi Mimmo Germanà, di cui allestii tre personali.
Qual è il rapporto con la sua città e con la Sicilia in generale?
Pur vivendo a Palermo ho cercato di avere sin da subito uno sguardo internazionale. Ero perennemente in viaggio, conoscevo personalmente i principali nomi del mondo dell’arte. Ho cercato di portare a Palermo artisti internazionali. Certo non sempre i progetti sono andati in porto, soprattutto quelli in collaborazione con le istituzioni, ricordo, per esempio, di avere lavorato per molto tempo a una grande mostra di Andres Serrano di cui poi non si fece nulla. Dei tanti progetti realizzati in città, però, ricordo volentieri quello al Teatro Garibaldi. Per quanto riguarda invece la Sicilia più in generale ho collaborato diverse volte con importanti istituzioni come la Fondazione Orestiadi e Fiumara d’Arte.
Nella sua lunga carriera si è dedicata anche alla promozione di artisti siciliani, ci può fare qualche esempio?
Ho dedicato molte energie agli artisti giovani e alle nuove generazioni, dando loro anche tanti consigli. Molti tra i più noti giovani siciliani hanno cominciato nella mia galleria: Andrea Di Marco, Fulvio Di Piazza, Guido Baragli e Andrea Cusumano, per citarne alcuni.
Progetti recenti?
Si è appena concluso il progetto «I Dialoghi dell’Arte» a Palazzo Rutelli» allestito nello studio degli avvocati Dagnino e Vincenti e nella Galleria e composto da dieci mini personali di altrettanti artisti più e meno giovani.
E quelli futuri?
La prossima stagione sarà inaugurata da una mostra sulla Pop Art giapponese organizzata in collaborazione con l’Associazione Sicilia-Giappone di Palermo.
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