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La storia di oggi è legata alla nostra antichità

Claudia Crosera

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Lavorare in un luogo così ricco di storia è una sfida per far conoscere il passato della città romana alle nuove generazioni e favorire le attività di ricerca e valorizzazione. Sono questi gli obiettivi della Fondazione Aquileia di cui parla il presidente Antonio Zanardi Landi, già ambasciatore a Mosca e consigliere diplomatico del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Quali sono gli interventi di riqualificazione e valorizzazione delle aree archeologiche e monumentali di Aquileia realizzati e in programma?

La copertura dei mosaici della Südhalle ha rappresentato un progetto coraggioso e di successo, il cui merito va a chi ha presieduto e diretto la Fondazione prima di me e al direttore Cristiano Tiussi. Ora stiamo completando i lavori di restauro nel Sepolcreto scavato nel 1939 dove sono emerse nuove sepolture della prima età imperiale risparmiate dalle indagini precedenti. Sono in corso i lavori per la copertura di importanti mosaici ritrovati, sempre nei pressi della Basilica, sotto un edificio un tempo adibito a ricovero per il bestiame. Gli scavi hanno evidenziato tre pavimenti mosaicati sovrapposti, il primo risalente al II secolo d.C., il secondo al IV secolo d.C. e il terzo al V secolo d.C. L’edificio destinato a coprirli e a proteggerli dalle intemperie sarà terminato nel corso dell’estate. Ha caratteristiche simili a quelle della Südhalle, completerà in maniera armonica la veduta del grande piazzale ove si affaccia la Basilica e ove si erge la torre campanaria costruita nell’XI secolo con le pietre ricavate dall’anfiteatro romano ormai in abbandono.

Un progetto ancora più ambizioso e avveniristico è quello della ricostruzione degli spazi della più grande e articolata villa romana ritrovata ad Aquileia, nel cosiddetto Fondo Cossar, dal nome della famiglia che lo ha posseduto in passato. Non intendiamo costruire una falsa villa romana, ma un complesso in laterizio monocromatico che consenta ai visitatori di comprendere come si svolgevano la vita e le attività quotidiane di una famiglia patrizia romana nell’Aquileia di duemila anni fa. Le gare per gli appalti sono già state lanciate e tutti confidiamo che i lavori possano iniziare nel corso dell’estate grazie anche a un importante contributo concesso da Arcus. Appena il Mibact trasferirà alla Fondazione le restanti aree archeologiche, inizieremo i lavori per la risistemazione del Porto Fluviale, uno degli elementi più straordinari del patrimonio archeologico aquileiese. Intanto proseguono le campagne estive di scavo condotte dalle Università di Padova, Udine e Trieste e la pianificazione di un Parco archeologico facilmente accessibile che consenta una comprensione approfondita di ciò che è stata l’Aquileia romana.

Dopo la mostra «Il Bardo ad Aquileia. Tesori dal Museo Nazionale del Bardo al Museo Archelogico Nazionale di Aquileia», è in programma un’esposizione di arte persiana con reperti dall’Iran. 

Come la mostra dedicata al Bardo, anche la mostra che porterà a breve importantissimi pezzi achemenidi e sassanidi nel Museo Archeologico Nazionale di Aquileia vuole rispondere all’interesse contingente del pubblico (sia di chi visita Aquileia sia dei molto più numerosi lettori dei giornali italiani ed europei), aspirando a portare l’attenzione su temi che ricollegano il passato all’attualità, su drammi e speranze dei nostri giorni. La firma dell’accordo sul nucleare ha determinato una ripresa del dialogo politico con la Repubblica Islamica dell’Iran e un grande interesse degli imprenditori italiani ed europei e non solo; anche altri grandi Paesi si dimostrano molto interessati all’Iran, che ha una popolazione di ottanta milioni con età media molto giovane e grandi risorse intellettuali e voglia di fare. Credo che la ripresa del dialogo politico e della collaborazione economica non possano prescindere da una ripresa marcata di contatti culturali, che non sono in effetti mai stati sospesi ma certamente rallentati e rarefatti.

Con la mostra aquileiese, messa in cantiere durante una visita a Teheran della presidente della Regione Debora Serracchiani che ha sostenuto con energia le nostre richieste di prestiti, desideriamo accompagnare la ripresa del dialogo politico e la rinnovata presenza dei nostri imprenditori, una delle più attive e meglio accolte. Pensi che in questi giorni è impossibile trovare una camera d’albergo a Teheran ed è difficilissimo prenotare i voli interni. Lo sappiamo per l’esperienza diretta dei professionisti cui abbiamo chiesto un servizio fotografico di prim’ordine sui pezzi che arriveranno in Italia tra un mese. Credo che da parte iraniana si sia compreso perfettamente lo spirito della nostra iniziativa, tanto che le procedure necessarie per consentire l’esportazione di pezzi che fanno parte del patrimonio nazionale sono state portate avanti con grande velocità e con grande spirito di collaborazione e di amicizia. Sono stati concessi alcuni pezzi veramente iconici, come il rhyton d’oro dell’VIII secolo a.C., che è il simbolo della Banca Centrale iraniana e uno dei più stupefacenti oggetti che io abbia mai visto, o il fiancale di un carro da guerra achemenide che da solo giustificherebbe un viaggio ad Aquileia. Con la mostra che s’inaugurerà a fine giugno desideriamo esprimere l’attenzione del Governo, del mondo della cultura e dell’imprenditoria per la ripresa del dialogo con un Paese essenziale per la ricerca di nuovi equilibri in Medio Oriente e nel Mediterraneo. Non vogliamo certo ignorare i problemi aperti, in particolare quello del rispetto dei diritti umani, ma sono convinto che solo con il dialogo, la prossimità e lo scambio intellettuale i problemi, grandi o piccoli, si possano risolvere.

La mostra è realizzata grazie alla collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia e della sua direttrice Marta Novello. Dopo la mostra dedicata ai «Tori e Leoni dell’Antica Persia» dovremo purtroppo interrompere per qualche tempo la fruttuosa collaborazione con il Polo museale diretto da Luca Caburlotto perché il museo affronterà un periodo di restauri e un radicale riassetto. Non per questo, però, la Fondazione sospenderà il programma di mostre avviato lo scorso anno, ci accingiamo infatti a organizzare in altri e più modesti spazi una mostra intitolata «Made in Roma and in Aquileia», figlia della rassegna «Made in Roma» in corso ai Mercati Traianei, e una dedicata al sito romano di Felix Romuliana, i cui resti importantissimi si trovano accanto alla città serba di Zajecar.

Il programma Archeologia Ferita è un modo per comunicare i valori della tolleranza e della pacifica convivenza tra culture?

Archeologia Ferita è destinata a rimanere il cuore del messaggio che viene da Aquileia. È difficile immaginare un tema più dolorosamente attuale e vicino alla coscienza degli uomini di cultura europei. Abbiamo già avviato contatti con il Governo iracheno per una mostra con pezzi dei musei e dei siti del loro Paese, tanto colpito dal terrorismo fondamentalista. E stiamo esplorando altre possibilità in un mondo ove, purtroppo, il concetto di «Archeologia Ferita» è più attuale che mai. Grande parte del patrimonio archeologico del mondo è originato da ferite, devastazioni, dalla volontà di cancellare l’identità del nemico o semplicemente dell’altro. I pezzi achemenidi provenienti da Persepolis sono i resti della distruzione compiuta da Alessandro Magno. Trovo suggestivo l’accostamento della memoria di due grandi città entrambe distrutte col ferro e col fuoco a ottocento anni di distanza, la cui memoria fa parte del patrimonio di cultura, arte e suggestioni dell’umanità.

Claudia Crosera, 09 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

La storia di oggi è legata alla nostra antichità | Claudia Crosera

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