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Lidia Panzeri
Leggi i suoi articoliÈ l’anno dei Pollock alla Collezione Peggy Guggenheim. Il 14 febbraio ritorna, dopo il restauro, «Alchemy» (1947) di proprietà del museo veneziano, prima opera dipinta da Jackson Pollock (1912-56) con la tecnica del dripping; la mostra è curata da Luciano Pensabene Buemi insieme a Francesca Bettini. Sostanzialmente si è trattato di un lavoro di pulitura compiuto all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze; un’operazione complicata dai 19 colori di cui si compone il dipinto e dall’inserto di materiali desueti quali sabbia e sassolini nonché dal ricorso di smalti e resine. Per tutta la durata della mostra, in corso fino al 6 aprile, la tela è eccezionalmente esposta senza teca in modo da permettere una lettura ravvicinata della tecnica esecutiva. Dal 26 aprile e fino al 14 settembre, invece, saranno di scena i fratelli Pollock. Soprattutto Charles (1902-88), di dieci anni maggiore di Jackson e, inizialmente, suo mentore, avendolo tra l’altro persuaso, nel 1930, a trasferirsi a New York. Eccellente illustratore, Charles negli anni Trenta aderì al New Deal di Roosevelt e all’impegno sociale che ne derivava agli artisti. La crisi, sostiene Philip Rylands, curatore della retrospettiva, si verifica all’inizio degli anni Cinquanta. Charles non crede più all’estetica realistica, deve ritrovare una nuova motivazione e la cerca nel deserto messicano. Qui matura la sua svolta verso l’arte astratta, evidenziata in mostra, tra le altre, da un’opera come «Chapala 3», 1956. Una scelta rafforzata, successivamente, nei suoi soggiorni a Roma e a Parigi, dove si trasferisce definitivamente, dedicandosi con continuità all’attività pittorica. Nella rassegna il periodo realista e astratto coesisteranno. Inoltre le sue opere saranno messe a confronto con quelle di Jackson e con un lavoro dell’altro fratello, Sanford, anche lui per un breve periodo pittore. Di Jackson, invece e in contemporanea, sarà esposto il grande «Mural» commissionatogli da Peggy nell’estate del 1943 e che figurava nel suo appartamento di New York. L’opera, di proprietà della University of Iowa Museum of Art e di grandi dimensioni, è stata di recente restaurata ed esposta in diverse città degli Stati Uniti. Venezia costituisce la prima tappa europea.
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