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«Autoritratto», del 2018, di Omar Galliani (particolare). Firenze, Gallerie degli Uffizi

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«Autoritratto», del 2018, di Omar Galliani (particolare). Firenze, Gallerie degli Uffizi

La libertà nella clausura | OMAR GALLIANI

Le voci degli artisti nel coprifuoco da coronavirus

Valeria Tassinari

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«Nella storia dell’arte quante volte si è presentato un “Virus” che ha rallentato o modificato il percorso estetico e culturale dell’uomo dentro e fuori le mura di sterminate geografie? Gli artisti hanno stoicamente resistito o sono fuggiti dalle epidemie. Giorgione restando a Venezia durante la peste ne morì, Tintoretto ne dipinse la tragedia e i disastri in alcune opere straordinarie. Ora, senza elencare artisti vivi o morti di ieri arriviamo a oggi, al mio oggi.

L’arte, gli artisti che cosa possono fare? Forse la risposta è nel filare di pioppi che ho davanti al mio studio, credere nelle proprie radici nonostante il corpo sembri abbandonarci. L’arte ha sempre risposto ai cambiamenti sociali, alle congiunture economiche, alle guerre, alle discriminazioni, ai turbamenti interiori o alle astrazioni di pensiero. Oggi il disagio si diffonde silenzioso, trasparente, inodore, inconsistente, ma efficiente nella sua morsa fatale.

Nel mese di maggio il Museo di Riga doveva ospitare una retrospettiva di opere mie e di Lorenzo Puglisi. Una mostra che avrebbe coinvolto la Galleria degli Uffizi con un prestito direi oggi “fatale”, un piccolo ma straordinario autoritratto di Tintoretto che insieme alle nostre opere avrebbe dovuto tracciare una continuità nel segno di un Dna geografico e culturale.

Questa esposizione avrebbe dovuto sottolineare un'originalità o una sensibile differenza culturale tra culture e geografie diverse. Il virus oggi è un’“opera” totale che appiana geografie, etnie, arte, culture diverse, ma tutte vittime di un respiro comune. Questa mostra è stata spostata al 2021. Dopo quello che vedo e sento aggiungerò all’elenco una nuova opera di grandi dimensioni. Mi manca ancora il soggetto perché subdolamente invisibile. Qualsiasi forma è banalmente rappresentabile, possiamo soltanto rappresentare il silenzio che incombe».

Valeria Tassinari, 14 aprile 2020 | © Riproduzione riservata

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