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La felice eccezione dell’antica Akragas

Giusi Diana

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Percorsi innovativi, residenze d’artista, progetti agricoli, attività didattiche e fatturato in crescita per la Valle dei Templi. Dirige Giuseppe Parello

Dichiarata patrimonio Unesco nel 1997, la Valle dei Templi di Agrigento è uno dei siti archeologici più visitati della Sicilia. L’antica città di Akragas (582 a.C.) era una delle più importanti colonie della Magna Grecia, uno spettacolo per chi giungeva dal mare scorgendo la parata di templi dorici che la cingevano e che si sono in parte conservati.

Il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, istituito con una legge regionale nel 2000, ha il compito di tutelare e valorizzare non solo l’area archeologica della città antica, ma anche il paesaggio agreste tipicamente mediterraneo che la circonda, con mandorli e ulivi secolari, un territorio di 1.300 ettari circa. Nell’area sacra si trovano i tempi di Efesto, Castore e Polluce, Zeus, Eracle, Concordia e Hera Lacinia, sotto di essa si estende una vasta necropoli paleocristiana e poco più in là il quartiere ellenistico-romano.

Nel quadro disastroso della valorizzazione dei beni culturali siciliani, in cui spesso siti archeologici e musei regionali restano chiusi perfino a Ferragosto, per ingiustificabili difficoltà di gestione e mancanza di risorse economiche, il Parco Archeologico di Agrigento grazie all’autonomia finanziaria di cui gode rappresenta una felice eccezione.
Escluso il 10% destinato al Centro congressi di Agrigento, gli incassi sono tutti spesi per la gestione del Parco, il cui fatturato è cresciuto dai 2,8 milioni di euro del 2012, ai 4 milioni del 2014, un incremento reso possibile dall’aumento dei visitatori, da una legge nazionale che prevede il pagamento del biglietto intero per gli over 65 e dagli eventi privati che il Parco ospita (non senza polemiche): il costo per un evento in questa prestigiosa location è di 100mila euro.

Tra le novità vi è anche la promozione dell’arte e dell’architettura contemporanea con innovativi percorsi di confronto e lettura multidisciplinare del paesaggio archeologico. Ne sono un esempio «Divinazioni/Divinations», il programma di residenze d’artista che ha visto alternarsi nella Villa Aurea progetti sites pecific di artisti come il collettivo Alterazioni Video, e il concorso internazionale di progettazione per la passerella pedonale che nel 2015 ha ricongiunto due aree del Parco. Recentemente riconfermato direttore del Parco, l’architetto Giuseppe Parello risponde ad alcune domande per i lettori del «Vedere in Sicilia».
 

Archeologia pubblica e accessibilità sono i suoi cavalli di battaglia. Di che cosa si tratta?

L’anno scorso l’Unesco ha conferito alla Valle dei Templi la Devu, Dichiarazione di eccezionale valore universale. Il titolo è assegnato ai siti Unesco tenendo conto non solo dello stato di conservazione dei monumenti ma anche della qualità dei servizi offerti ai visitatori e del livello di accessibilità. Questo importante riconoscimento si lega al tema dell’archeologia pubblica su cui si concentra da alcuni anni l’attività del Parco. L’archeologia fatta con i soldi pubblici non può che essere pubblica, cioè pensata e progettata per il pubblico, per questo tutti i nostri sforzi vanno in questa direzione. I nostri cantieri di scavo sono accessibili, i nostri magazzini e archivi sono aperti a studenti e studiosi. La ricerca è condivisa con università italiane e straniere, poiché crediamo nel dialogo e nel confronto scientifico come strumento di progresso delle conoscenze. Nella Valle lavorano le Università siciliane di Palermo, Catania ed Enna, il Politecnico di Bari, l’Università di Padova e, da ultima, l’Università di Bologna, che ha avviato un importante progetto di ricerca sulla parte meno nota e più problematica del quartiere ellenistico-romano, ovvero l’insula III. Ha in corso un progetto anche l’Università tedesca di Augusta, che ha ripreso la ricerca presso il santuario extraurbano di Agrigento. Abbiamo istituito una borsa di studio dedicata a Gregorio di Agrigento, destinata alla pubblicazione di tesi di laurea, dottorato o specializzazione su aspetti dell’archeologia o del paesaggio o su temi legati alla valorizzazione e fruizione della Valle dei Templi. 

Quest’anno a Vinitaly avete presentato Diodoros. 

Per il terzo anno consecutivo abbiamo portato il nostro vino a Vinitaly a Verona. L’anno scorso a Expo c’erano tutti i nostri prodotti a marchio «Diodoros»: olio, vino e mandorle. Sono ottenuti dalla coltivazione dei terreni agricoli all’interno del Parco e vanno tutti sotto lo stesso marchio. Di recente abbiamo siglato un accordo con un’azienda dolciaria del territorio leader nel settore, per produrre dolci fatti con le mandorle della Valle.

Avete altri progetti innovativi in tale ambito? 

Citerei «Agri Gentium», che consiste nella messa a valore dei terreni produttivi attraverso il loro affidamento, mediante bando pubblico, a diversi stakeholder che ne fanno richiesta. Il progetto ha anche una valenza sociale: alcuni appezzamenti sono destinati a orti per anziani, associazioni o cooperative non profit che si occupano di disabili e persone in difficoltà, nella prospettiva di portare avanti all’interno del Parco un modello di agricoltura solidale. 

Quali sono le iniziative per ampliare il pubblico?

L’educazione al patrimonio rivolta ai più piccoli rientra nelle iniziative di apertura verso la comunità attraverso una progettazione annuale diffusa attraverso i media e gli uffici scolastici regionali e provinciali. L’attività è rivolta sia alle scuole sia alle famiglie. Per le scuole sono stati elaborati progetti specifici secondo le età e la classe frequentata. «Dallo scavo al museo» è rivolto ai bambini della scuola dell’infanzia e primaria, «Collige et Serva» è pensato per i ragazzi della scuola media e del biennio delle superiori, mentre per i più grandi che devono svolgere attività di alternanza scuola-lavoro abbiamo «Nea Akragas». Alle famiglie invece sono rivolte le iniziative di «Domenicalparco», che gestiamo insieme ai soci della Libera Università Agrigentina. Si tratta di volontari che rappresentano una bella risorsa e costituiscono un contatto importante tra diverse generazioni che s’incontrano e confrontano. Oltre a ciò ci stiamo impegnando nella realizzazione di prodotti multimediali destinati a diverse fasce di pubblico, come il cartone animato su Terone e la costruzione dell’Olympieion e il documentario sulla città di età romana trasmesso da Rai Storia. Attraverso questi prodotti vogliamo raggiungere un pubblico il più ampio possibile offrendogli gli strumenti per una visita consapevole della Valle. In questa direzione vanno anche il progetto avviato in partnership con il Google Cultural Institute, con il quale stiamo realizzando la mappatura del  sito grazie alla tecnologia Street View, e una serie di mostre digitali nell’ambito di World Wonders, la cui diffusione planetaria farà conoscere a un pubblico potenzialmente illimitato le bellezze della Valle. Infine abbiamo inaugurato gli itinerari ambientali e le green way, che ampliano i percorsi di visita tradizionali. 

Avete recentemente messo online il sito internet del Parco in cinese, guadagnandovi un premio dalla China Tourism Academy, organo del Ministero del turismo cinese. Con quali altri Paesi avete avviato relazioni?

Ci confrontiamo quotidianamente con un pubblico internazionale che, come recentemente emerso da uno studio commissionato dal Distretto turistico Valle dei Templi, per il 90% identifica la Sicilia con le immagini della Valle. Agiamo anche attraverso pubbliche relazioni con i rappresentanti istituzionali dei Paesi stranieri in Italia, che accogliamo sempre con grande attenzione. Promuoviamo tutte le attività che servono a diffondere il più possibile l’immagine della Valle. Di recente abbiamo accolto per una giornata il set della nuova serie del «Commissario Montalbano», che è venduta in 65 Paesi. 

Quali sono invece le strategie sul fronte del restauro e della conservazione dei monumenti?

Intervenire quotidianamente, monitorando il degrado e agendo dove necessario attraverso una manutenzione, che è programmata annualmente dai nostri tecnici. Attraverso piccoli e costanti interventi sulle strutture, costituite da calcare estremamente fragile, è possibile evitare di intervenire con pesanti e costosi restauri una tantum, molto spesso invasivi e discutibili.

Giusi Diana, 09 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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