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Trevor Paglen in una foto del 2015

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Trevor Paglen in una foto del 2015

La Piovra di Paglen si aggiudica il Deutsche Börse Prize

Chiara Coronelli

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Londra. Il Deutsche Börse Photography Foundation Prize 2016, va all’americano Trevor Paglen per «The Octopus», la serie esposta nella personale tenutasi lo scorso anno al Kunstverein di Francoforte. Secondo la giuria di David Drake, Alfredo Jaar, Wim van Sinderen, Anne-Marie Beckmann e Brett Rogers, è suo il contributo più significativo portato alla fotografia in Europa, tra l’ottobre 2014 e il settembre 2015, e con il quale ha staccato gli altri tre finalisti, Laura El-Tantawy, Erik Kessels e Tobias Zielony.

Noto per i suoi progetti multimediali dove utilizza, insieme all’immagine fissa, anche video sculture e installazioni, Paglen si concentra su «immagini che ci insegnano come guardare il mondo che ci circonda, attraverso le quali imparare a vedere un satellite spia, o i cavi per internet sul fondo dell’oceano, o i nomi in codice utilizzati dal Nsa e dal GCHQ», gli organismi governativi per la sicurezza di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Comincia a lavorare a «The Octopus» nel novembre del 2013, quando noleggia un elicottero per le riprese aeree notturne del quartier generale della National Security Agency in Maryland, e delle sedi del National Reconnaissance Office e della National Geospatial-Intelligence Agency in Virginia, responsabili di tutto l’apparato di sicurezza nazionale. Questo l’obiettivo della sua indagine, la rilevazione di un sistema complesso di sorveglianza di massa che percorre i luoghi della nostra vita, e la restituzione di quei tracciati in immagini di grande impatto visivo, capaci di svelare un mondo nascosto attraverso orizzonti più evocativi che non composti come evidenza documentaria.
Convinto che «tutto ciò che è nascosto, deve intersecarsi col mondo visibile, in qualche punto», Paglen è alla ricerca della linea dove la trama invisibile del sommerso affiora in controluce. Ne risulta una filigrana onnipresente e disturbante, dal cui funzionamento il pianeta non può prescindere, pur mantenendone la percezione sotto il livello di guardia.
Nelle sue installazioni scorrono aree militari interdette, tracce lasciate dal passaggio dei droni in volo, le scie dei satelliti che ci riprendono dall’alto, la rete interoceanica di cavi che provvede a intercettare le nostre comunicazioni, e tutto realizzato anche con l’aiuto di scienziati, attivisti dei diritti civili e astronomi.
Fino al 3 luglio i lavori dei quattro finalisti sono esposti nella sede della Photographers’ Gallery di Londra, mentre nei mesi di settembre e ottobre la mostra sarà allestita nella sede della Deutsche Börse, a Francoforte.

Trevor Paglen in una foto del 2015

Un lavoro di Trevor Paglen

Un lavoro di Trevor Paglen

Un lavoro di Trevor Paglen

Un lavoro di Trevor Paglen

Un lavoro di Trevor Paglen

Chiara Coronelli, 02 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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