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L’Isis e il commercio dei falsi dalla Siria

Tim Cornwell

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Quasi tre quarti dei manufatti confiscati quest’anno nel corso di operazioni anticontrabbando in Siria e in Libano si sono rivelati falsi, come ci ha dichiarato il direttore delle Antichità siriane. Prima della sua partecipazione all’International Cultural Summit di Edimburgo ad agosto, Maamoun Abdulkarim ha detto che, sui 7mila oggetti confiscati in Siria, la percentuale di falsi è salita dal 30 al 70% dal 2014. Tra questi, 30 falsi libri antichi della Bibbia e del Corano. Ci sono crescenti dubbi sull’entità delle operazioni di contrabbando in Siria, e cresce lo scetticismo sul fatto che fazioni dello stato islamico (Isis) organizzino davvero saccheggi su vasta scala per finanziare le loro azioni terroristiche.

Abdulkarim ha anche fornito un aggiornamento dettagliato sulla situazione di Palmira. Ha affermato che il 90% delle collezioni della città sono state messe in sicurezza dopo la sua ripresa dalle mani dell’Isis e il 70% del materiale lapideo delle strutture distrutte o danneggiate è riutilizzabile. Tra i manufatti di Palmira che si trovano ora a Damasco per restauro, anche i resti della statua del leone di Al-Lat del I secolo distrutta dall’Isis. Due dei frammenti saranno trasportati a Roma in ottobre, per essere restaurati in Italia. Abdulkarim chiede agli archeologi di andare in Siria (i primi a tornare a Palmira sono stati i russi) e ai loro Governi di aiutarli. La principale preoccupazione di Abdulkarim ora è la distruzione della città storica di Aleppo, paragonata a quella di Varsavia nel 1944.

Tim Cornwell, 07 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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