Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Yares Art, Frank Stella

Courtesy of Art Basel

Image

Yares Art, Frank Stella

Courtesy of Art Basel

Iva, Paesi del Golfo, collectibles: facciamo il punto sul mercato dell’arte 2025

Apertura al Medio Oriente, rafforzamento di Parigi e Londra... E persino di Milano, anche grazie all’Iva portata in Italia al 5%, la più bassa d’Europa. Intanto il record di Klimt lancia un messaggio chiaro: le grandi aggiudicazioni sono tornate

Davide Landoni e Monica Trigona

Leggi i suoi articoli

Sperimentazione, collaborazione, programmazione. La transizione del mercato dell’arte verso nuovi scenari ha assunto nel 2025 sembianze più concrete, indicate da tre direttive che sembra ne stiano plasmando il futuro. Certo, la prospettiva trae vantaggio dall’iniezione di dollari e fiducia derivante dal grande novembre d’aste americano, in cui si sono rilanciate fortemente sul mercato globale Christie’s e Sotheby’s. Soprattutto quest’ultima, che con la vendita del «Ritratto di Elisabeth Lederer» (1914) di Gustav Klimt, a 236,4 milioni di dollari, ha registrato un nuovo record per un’opera d’arte moderna, nonché un record assoluto per la maison e una seconda posizione tra le opere più preziose in assoluto. Colpo di martello che dalla sala d’asta di New York si è propagato in ogni stanza dell’arte mondiale, consegnando un messaggio chiaro: le grandi aggiudicazioni sono tornate

Lo spettro di un’annata senza colpi nel segmento «premium», quello superiore ai 50 milioni di dollari, è dissipato. Esistono ancora opere di prima fascia, quelle che da sole sono in grado di reggere il mercato, e collezionisti disposti ad acquistarle. La loro luce, elitaria ma consolatoria, dà linfa e spessore agli altri movimenti che il sistema aveva attuato in precedenza, alla ricerca di un assestamento funzionale. Utile, ma non vitale come si poteva immaginare, per esempio, lo sviluppo delle relazioni in Medio Oriente. 

Qatar, Emirati e Arabia Saudita investono sempre più in cultura, Sotheby’s e Christie’s aprono sedi e battono aste nel Golfo, nascono fiere come Art Basel Qatar a Doha (febbraio 2026) e Frieze Abu Dhabi (novembre 2026). Ma sono orizzonti a cui guardare, non miraggi da cui pendere. Già detto di New York come sineddoche degli Stati Uniti, anche l’Europa è viva. Parigi consolida il suo ruolo centrale nelle dinamiche continentali e non solo, con il tessuto cittadino che si avvantaggia grazie ai continui investimenti museali, alla crescita trasversale delle vendite in asta e soprattutto al consolidamento di Art Basel Paris come appuntamento fieristico di riferimento. Londra ha ceduto qualche metro, ma rimane in prima linea nella proposta artistica, anche sul mercato, soprattutto nella sua declinazione contemporanea. Nell’immaginario, e non solo, la situazione ha giovato a Milano. L’apertura di nuove gallerie, su tutte Thaddaeus Ropac e Mazzoleni, la prospettiva di una miart 2026 (aprile) profondamente rinnovata (nuova sede, formato modificato) e del debutto della fiera itinerante Paris Internationale (aprile), al primo movimento all’estero, ha patinato l’immagine di una città che ora appare da copertina. 

A lustrarla definitivamente, il provvedimento governativo che dall’1 luglio ha abbassato l’Iva sull’arte in Italia al 5%, ovvero la più bassa d’Europa. Un trampolino per ogni player del sistema, che potrebbe aprire un nuovo ciclo di crescita dal perimetro, potenzialmente, piuttosto ampio. Anche in termini, come già si è visto, di appetibilità in quanto ricettore di investimenti esteri. E dire che, comunque, anche prima di queste rinfrescanti novità, il mercato s’era tenuto in qualche modo insieme. Prima di tutto collaborando, con realtà diverse che si incontrano e si ibridano, per esempio case d’asta e gallerie, o competitor che fanno fronte comune per minimizzare i rischi. Ma anche diversificando. Auto d’epoca, borse rare, sneaker, violini storici, fossili, meteoriti... Questi gli «item» ricercati dai giovani collezionisti (Gen Z in testa), che secondo i dati investono sempre più in beni iconici e alternativi. O puntando, soprattutto le case d’asta, più sul volume che sul peso specifico di ogni lotto. Da qui l’esplorazione di frange in passato meno battute, come le artiste surrealiste, per esempio, o i talenti emergenti. Segmenti dall’investimento contenuto, ma potenzialmente efficiente. In Italia come all’estero, i risultati delle maison indicano come la strategia, complice una buona stagione «Old Masters», più di altri settori sensibili agli andirivieni dell’offerta, abbia permesso di mantenere i risultati del 2024. Pur essendo il tempo della semina, qualcosa si è dunque già raccolto. 

Davide Landoni e Monica Trigona, 08 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Iva, Paesi del Golfo, collectibles: facciamo il punto sul mercato dell’arte 2025 | Davide Landoni e Monica Trigona

Iva, Paesi del Golfo, collectibles: facciamo il punto sul mercato dell’arte 2025 | Davide Landoni e Monica Trigona