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Silvia Mazza
Leggi i suoi articoliCastelvetrano (Tp). La notte del 7 agosto scorso, un devastante incendio doloso ha mandato in fumo trenta ettari del Parco Archeologico di Selinunte, appena qualche giorno dopo l’annuncio dell’autonomia finanziaria dell’istituto. Si tratta dell’ultimo passo che completa l’iter amministrativo che ha dotato dello status autonomistico il Parco nato nel 2013, in base alla Legge Granata (20/2000), che ha dato vita sedici anni fa al Parco della Valle dei Templi di Agrigento.
Difficile non correlare i due eventi. Il Parco archeologico rappresenta un modello di gestione anche economica del patrimonio, che consente di diminuire la spesa pubblica perché si amministrano le risorse che si riescono ad ottenere dalle attività organizzate dallo stesso istituto. Meglio si riesce in queste ultime, maggiore è l’introito del parco, secondo un ritorno economico che non dovrebbe scandalizzare più nessun «purista». Tenendo fermo che qualsiasi aspetto economico non può andare sovraordinato al valore culturale, sono superate le antiche antinomie che opponevano cultura/economia o pubblico/privato. Si tratta, in definitiva, di un modo di concepire la tutela non disgiunta dallo sviluppo del territorio. Secondo un perimetro che la legge 20, in prospettiva, prevede di estendere all’intero territorio regionale: al Titolo II, infatti, introduce il concetto di «sistema», perché il dettato normativo non istituisce «solo» dei parchi archeologici, ma un sistema di parchi. Le Linee programmatiche del 2001, inoltre, per evitare la dispersione delle risorse e ottimizzare i risultati della gestione, ponevano l’accento sulla necessità di «un momento di coordinamento centrale» dell’attività dei singoli parchi, senza cui, si avvertiva, «gli interessi particolaristici segnerebbero il fallimento dell’operazione».
L’autonomia gestionale e finanziaria consentirà, quindi, al Parco di Selinunte di promuovere con i privati un ampio piano di attività produttive di contorno alla ricerca e alla tutela e gestire in proprio le entrate (biglietti di ingresso, servizi, pubblicazioni, donazioni di soggetti pubblici e privati ecc.), oltre a farne un ente appaltante. Ecco perché, come scrivevamo già a proposito del Parco di Agrigento, precondizione a un’attività correttamente intesa dev’essere la garanzia di un contesto legalitario.
Il parco ricade nel territorio di Castelvetrano, città natale del boss Matteo Messina Denaro, che sembra che nella stagione degli attentati dinamitardi del 1992-1993, in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino, avesse progettato di far saltare in aria i templi di Selinunte: né più né meno che la sorte toccata nel settembre 2015 ai templi di Bel e Baalshamin a Palmira per mano dell’Isis.
Ma se i monumenti archeologici di Selinunte si sono salvati grazie ai viali tagliafuoco, grande paura si è registrata, invece, per la casa occupata dalla delegazione tedesca che sta conducendo scavi archeologici, lambita dalle fiamme.

Il Parco Archeologico di Selinunte in fiamme
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