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Il pasticcio del Palazzo Montefusco detto della catena

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S.B.

Tra le bellezze dell’isola di Procida spicca Palazzo Montefusco, detto «della catena» per la protezione un tempo posta al suo accesso. Costruito intorno al XII secolo, il palazzo è stato a lungo dimora di diversi sovrani per poi divenire prima un convento e poi una struttura residenziale, mantenendo le decorazioni medievali e la merlatura (è chiamato dai procidani anche «merlato»). Di recente sono stati avviati lavori di riqualificazione del lungomare, che comprendono anche il restauro dell’edificio. Il risultato, però, è sconcertante: non solo sono rimasti gli elementi estranei aggiunti nel tempo dai privati abitanti (infissi in alluminio, davanzali in marmi vari, portoncini difformi tra loro, cavi elettrici esterni, tettoie sopra le finestre e apparecchi di aria condizionata), ma sono stati «smussati» gli antichi spigoli che segnano la facciata. Il nuovo colore, poi, non ha nulla delle antiche trasparenze e velature e non rispetta le disposizioni comunali in materia e, ancor più grave, il coronamento merlato è stato ridotto da un’inappropriata tinteggiatura a mero cornicione, con tubi all’interno dei merli che sporgono dal filo dell’intonaco modificandone la sagoma. I lavori continuano e potrebbero oltraggiarne ulteriormente l’integrità. Le Soprintendenze non hanno mai risposto agli appelli di chi disapprova queste indebite alterazioni e viene da chiedersi dove si trovino quando bisogna supervisionare.

Redazione GDA, 19 febbraio 2017 | © Riproduzione riservata

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