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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliLa ferrovia stavolta, almeno direttamente, non c’entra: lo studio delle opere complementari all’attraversamento ferroviario nella città di Vicenza esula dalle competenze di Rfi. All’interno di questo stralcio progettuale a se stante, rientra la contestatissima galleria che s’inserisce in un paesaggio molto delicato, bucando Monte Berico e uscendo dopo circa un chilometro in prossimità di Villa Valmarana. Si tratterebbe di realizzare un tunnel carrabile di grande sezione destinato al traffico locale in cui, sotto il manto stradale, dovrebbe scorrere un canale scolmatore.
Per quanto invece concerne la linea Alta Velocità-Alta Capacità, l’attuale progetto di quadruplicamento redatto da Italferr, società del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, è stato pensato per essere realizzato in aderenza al tracciato esistente con interramenti parziali che pare consentano delle ricuciture del tessuto urbano. Le velocità massime previste sono piuttosto limitate: 220 km/h fuori dal centro con rallentamenti fino a 130 km/h durante il passaggio in città. Accogliendo le indicazioni della Municipalità, nel 2006 è stato scartato un primo progetto di Rfi che rettificava il tracciato attuale ipotizzando la resezione dell’antica ansa disegnata dall’Imperial Regia, privilegiata strada ferrata Ferdinandea risalente al 1846-49, per avvicinare la stazione alla città.
Il risultato delle pressioni, rispetto al passato, è involontariamente migliore. Le gallerie ferroviarie previste a suo tempo un po’ più a sud nei colli Berici, e le opere in prossimità al casello autostradale ovest, avrebbero guastato ancor più il paesaggio. Tuttavia lo scopo principale dell’opposizione municipale al progetto della passata amministrazione è stato quello di ricondurre il tracciato in area urbana con una fermata in città. Il passaggio di nuovi binari a Vicenza richiede pensieri assai impegnativi: una maggiore lungimiranza e sensibilità politica nella creazione dei vincoli di progetto avrebbero aiutato a redigere proposte migliori per scelte difficilmente reversibili.
A parte la discutibile galleria, la delicata fermata in zona Tribunale (costoso duplicato dalla dubbia utilità piazzato in area già compromessa) è frutto di molti accomodamenti. Pensata in superficie, alla fine di un corridoio strettissimo a ridosso degli edifici sorti nell’area ex Lanerossi e a scavalco del Bacchiglione (fiume fonte di preoccupazioni idrauliche), non sembra essere la soluzione migliore. Comunque sia, nonostante la somma (e tardiva) urgenza dopo anni d’immobilismo, dopo l’iniziale, sgradevolissimo aut aut giunto da Palazzo Trissino per bocca del sindaco («Dovranno prendere tutto o niente, e ho buoni motivi per ritenere che prenderanno tutto»), l’ultimo pronunciamento del Consiglio comunale fa sperare in un miglior destino per questo singolare patrimonio dell’Umanità.
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