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Adam Zamoyski
Leggi i suoi articoliPolacco, patriota, cattolicissimo, filantropo e superlaureato. È scomparso a 91 anni Andrew Ciechanowiecki
Per buona parte di quattro decenni, Andrzej «Andrew» Ciechanowiecki, scomparso a 91 anni il 2 novembre a Londra, è stata una figura straordinaria della scena artistica londinese. In qualità di direttore di Mallett a Bourdon House dal 1961, della Heim Gallery dal 1965, e di Old Masters dall’altra parte di Jermyn Street dal 1986, ha sorpreso (e terrorizzato) i colleghi per la vastità delle sue conoscenze e per l’irreprensibile attività.
Nato a Varsavia nel 1924, figlio di un diplomatico che morì quando Andrew aveva solo 6 anni, Ciechanowiecki venne cresciuto dalla bella e formidabile madre, della quale rimase sempre succube. La sua formazione fu interrotta dallo scoppio della guerra e la completò in scuole gestite nella clandestinità. Ardente patriota, prese parte ai moti di Varsavia del 1944 e, dopo la guerra, entrò nei servizi diplomatici (parlava correntemente una mezza dozzina di lingue). Ma il suo passato nell’armata clandestina lo marcò nella considerazione dei governanti comunisti del Paese e fu costretto ad abbandonare. Si iscrisse all’Università Jagiellon di Cracovia, laureandosi in Storia dell’Arte nel 1950, ma le purghe staliniste non risparmiavano nessuno, e quello stesso anno venne arrestato.
Accusato di spionaggio per Gran Bretagna, Stati Uniti e Vaticano, subì quasi diciotto mesi di interrogatori e torture, seguiti da una condanna a dieci anni di reclusione. La sua naturale disposizione nel cogliere le opportunità, il talento per la dissimulazione e il potere di persuasione che avrebbero fatto di lui un così formidabile mercante si dimostrarono utili in prigionia: riuscì ad assicurarsi un posto nell’infermeria del carcere che gli consentì di aiutare i compagni a uscirne prima del tempo.
Rilasciato nel 1956 con il «disgelo» che seguì la morte di Stalin, Ciechanowiecki tornò al mondo della storia dell’arte e agli incarichi di curatore al Castello di Wawel e a Łańcut. Nel 1958 viaggiò negli Stati Uniti e in Gran Bretagna su invito della Ford Foundation e del British Council, quindi in Portogallo finanziato dalla Gulbenkian, e nel 1960 conseguì un dottorato a Tubinga. Fu allora che decise di trasferirsi a Londra e diventare un mercante, una decisione coraggiosa, considerato che non aveva soldi.
L’impareggiabile conoscenza e l’amore di Ciechanowiecki per le sculture in bronzo, allora del tutto fuori moda, gli permisero di acquistare, spesso per pochi scellini a Portobello Road, importanti opere d’arte. Queste erano allora esposte alla Heim Gallery, accompagnate da un catalogo scientifico, e la maggior parte di esse finirono in musei di tutto il mondo. È corretto dire che lui da solo ispirò la riscoperta di questo e di altri settori, come la pittura francese dell’Ottocento, anch’essa passata di moda, e i cataloghi della Heim sono ancora largamente consultati.
La maggior parte di quanti l’hanno conosciuto bene nel mondo dell’arte non sapevano nulla degli altri aspetti della sua vita, da lui mantenuti ermeticamente separati. Ed erano molti, perché insieme a un’ostinata determinazione nell’acquistare opere d’arte, soffriva dell’inarrestabile smania di portare avanti una grande varietà di progetti e di cause e di mettere un piede ovunque, che si trattasse di un ambito storico-artistico, patriottico, monarchico o filantropico.
Ossessivamente interessato a tutti i soggetti genealogici, araldici (una placca in terracotta del suo stemma nobiliare adorna ancora la facciata della sua precedente abitazione in Sydney Street) e onorifici, Ciechanowiecki ha accumulato un numero prodigioso di lauree ad honorem, docenze, borse di studio, diplomi, premi, medaglie e appartenenze a ordini cavallereschi. Ma mentre avrebbe potuto diventare cavaliere di Malta per ottenerne la croce, servì l’ordine coscienziosamente, sostenne ovunque le cause cattoliche e dedicò moltissimo tempo e denaro alla costruzione di una chiesa in un povero quartiere industriale fuori Cracovia, a dispetto delle resistenze del regime comunista.
Spartano con se stesso, era prodigo nel sostegno a cause caritatevoli e finanziò gli studi di moltissimi giovani polacchi. Schivo e quasi imbarazzato dalla sua stessa generosità, non dava idea di quanto questa fosse vasta. Negli anni Novanta la estese ad accademici e studenti bielorussi, il Paese in cui si trovavano le proprietà dei suoi antenati. Nel corso della sua vita, acquistò opere d’arte collegate alla Polonia, centinaia delle quali figurano ora nel Palazzo Reale di Varsavia e in altri musei polacchi.
Un attacco paralizzante lo confinò nel 1995 su una sedia a rotelle. Dovette cedere la galleria, ma questo non gli impedì di proseguire con le sue varie attività, o di partecipare agli incontri degli enti caritatevoli e delle istituzioni nelle quali era coinvolto in tutta Europa. Il piccolo studio nel suo appartamento di Mount Street rimase il centro di una rete che si estendeva in numerose direzioni.
Gli ultimi due anni della sua vita furono tormentati da una grave malattia, che egli sopportò di buon grado e con una rassegnazione cristiana che sorprese molti di quanti l’avevano conosciuto come uomo che viveva sopra le righe, spesso impaziente, sempre già intento al progetto successivo. Mancherà enormemente ai molti amici e agli enti per i quali era diventato una sorta di istituzione.
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